Un uomo tutto solo, coltivava il suo giardino. Le siepi profumavano di ogni fiore.
I viali risplendevano di ficus e di gardenie.
Le piante esotiche primeggiavano sui campi di ciottoli e di ghiaia.
Giacinti, viole, anemoni, tulipani, glicini, margherite e fresie olezzavano l’aria dintorno.
Le rocce fiorivano a ghirlande di colori, misti a muschio e a rosmarino pendente.
Nell’eden del suo spirito germogliavano rarità di ogni pianta.
Mancavano però rose e mimose.
Ricordò il capannone di Brooklyn, dove centinaia di donne, nell’industria di cucito, arsero vive per l’incuria dei fili elettrici.
Rammentò che i passanti a New York, presi dal dolore, spezzarono rami di mimose a deporli sulla cenere del capannone.
Decise così di piantare un viale di mimose e di rose, da dedicare a tutte le donne.
In memoria non solo dell’otto marzo, ogni anno donava alle donne del paese mazzi di rose e di mimose.
Ricordando a tutti che la donna è vita e non un oggetto di pubblicità. Dipax.