L’uomo, lo scriptorium di Dio

L’uomo non è più al centro della vita. E’ divenuto una merce di scambio. L’uomo così è un oggetto di banca. E’ una norma di consumo. Egli stesso è un usa e getta. Il suo corpo è un mercato. Vale appena pochi euro al mese. Mi oppongo a tale riduzione. L’uomo è una persona. Egli è il meglio della creazione. O uomo, coltiva te stesso. O uomo, custodisci te stesso. La tua vita è sacra. Non sei un aborto di Dio. Sei il meglio del fiato di Dio. Io accolgo la sofferenza di una malattia e non l’’eutanasia. L’uomo non produce un figlio, come un cane che lo soddisfa con le sue moine. L’uomo non è una cavia, neanche dello spirito. L’uomo non è un’analisi clinica, né un evento di esperimento. La vita è bella e va vissuta nella felicità dello spirito. E’ l’immagine del creatore nel volto di tutte le creature. Anima mia, trovo una grande pace nell’entrare nel tuo scriptorium. La pace si trova entro la tua carne. Mi piacerebbe scrivere su una pergamena, sentire in essa l’odore dell’agnello e il belare delle stelle. Un profumo antico, fitto di secoli. Non posso rivelare il gusto della pergamena, perché mi fuggirebbero dal matto che sono. Eppure nello scrivere, odoro di menta, so di alloro. Il profumo dei gigli mi invade e quello di lavanda e di timo mi imprigiona nel silenzio. Qui le campane rompono il tacere delle mie notti oscure. In cappella apro un pregiato messale di medievale fattura. Io sono ben conscio dell’arte che possiedo. Io so leggere il silenzio e in esso scopro i segreti dei secoli. Ho un gran desiderio di scrivere l’infinito che è dentro di me. Se dovessi fare un errore, rischierei di annullare l’immenso. Sono ancora all’inizio di un lungo romanzo che non uscirà mai nelle mani della gente. Queste pagine, anima mia, non sono una cronaca ma un afflato che esplode dai terreni gassosi. Concepisco nella mente ogni paragrafo, prima di gettarlo su queste pagine bianche. Scoppio sempre in intuizioni nuove. Ho bisogno di un amico che mi stia accanto a scrivere tutto ciò che esce dalla mia mente. La terra del mio cervello è feconda e in ogni stagione produce frutti copiosi. Io non mi canzono nel fare ciò che scrivono i monaci. Per me l’”ora”è pregare nello spirito ogni momento e il “ labora” è spesso sedermi al computer che non è diverso dall’antico scriptorium. Ho aperto tanti manoscritti. Il tempo passa lento e io imparo ancora a settant’anni. Ora sono capace di scrivere per tutto il giorno. Non mi stanco la mente, anzi più scrivo e più diventa creatrice. Sono seduto a contemplare la pioggia e mi dico mi piace. Il vento mi rincorre e mi trasloca lontano dalle mie preoccupazioni. Non posso correre il rischio di perdere la testa. Tutto ciò che sono lo custodisco nello scriptorium degli occhi. I preti, così potenti, sono intenti, tutto il giorno, a litigare tra loro. E’ follia combattere l’uno contro l’altro. Si distruggono a vicenda. Non voglio sostituirmi a David Maria Turoldo che tanto amo e stimo. Gli inviai un dì la mia “Cella del cuore”. Si meravigliò delle prime pagine, poi mi scrisse che era troppo ammalato. Dopo un po’ morì. Sono lo straccio di don Tonino Bello che fa di me una stupenda tovaglia di altare. No, non sono una”collocazione provvisoria”, dato che il mio dolore non vuole staccarsi da me. Si, sono il grembiule della chiesa, a servizio degli ultimi e degli scarti. Lo Spirito mi mette in comunicazione con il Risorto. Mi effonde tutta la sua natura umana e quella divina. Metto al mondo, con forza, tutto ciò che ho concepito nell’amore. So io i tormenti del pensare. So io i drammi del vedere chiaro. So io ciò che vivo nel nutrirli a maturare. Ora le mie idee sono sulla bocca di papa Francesco e sono contento di pensare come Lui. Io ho imparato a ignorare quello che non posso controllare. Ho deciso di salire sul monte degli eremiti, solo per maturare il mio silenzio. Non sono ancora riuscito. Bolle la mia bocca. Non ho rigurgiti di vendette. Io mi placo con il perdono. Ho capito fin dall’inizio che non sarei stato compagno delle menzogne e delle vendette. Non vivo in una caverna, nel ventre del peccato. Io vivo nel cielo della grazia di Cristo.

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