Ammiro i discepoli di Cristo che l’abbandonarono,
perché: “Dura è questa parola”.
Sono stati coerenti.
Dura è la povertà e noi non ci stiamo con te
e cambiamo ogni tre anni la macchina per non pagare più tasse.
Viviamo la mentalità del denaro o di Cristo?
Dura è la giustizia e quella divina è troppa lontana.
Dura è la mitezza e io non voglio essere il fesso d’occasione,
non mi faccio mettere i piedi di sopra
dinanzi all’eredità.
Dura è la pace e mio figlio vada in Vietnam,
per tre anni, con 12000,00 al mese
e poi torni a casa come Operatore di pace.
Che pace di denaro!
Dura è la castità e noi l’abbiamo relegata
solo ai preti e alle monache.
Duro è il perdono e io non mi faccio infinocchiare
dinanzi agli interessi economici.
Duro è il pianto e per me è una disgrazia soffrire.
Duro è donare la vita per gli altri
e io il mio sangue non lo voglio versare
per delinquenti e drogati.
Così noi cristiani d’oggi abbiamo fatto
un cocktail tra fede e concordato di vita.
Siamo perfetti con un piede in Dio
e l’altro nella ricchezza.
Siamo capaci di mangiare ostie e denaro sporco.
Celebriamo la messa domenicale e odiamo fratelli e sorelle.
Siamo capaci di fare la carità con i soldi corrotti dello stato o di altri
e ci sentiamo apposto con la coscienza.
Celebriamo il Sacrificio di Cristo
e ci facciamo pagare messe, defunti, prime comunioni e matrimoni,
si, perché il sacrificio è del prete.
Viviamo nel compromesso e reputiamo criminali gli immigrati
che per venire in Europa pagano un mucchio di denaro.
Siamo incoerenti e ci sentiamo cristiani.
Estote parati, amici miei. Dipax