Il canto è della letizia
in attesa della felicità.
La gioia di partorire Dio
è la rivoluzione di Cristo.
Maria, insegnaci il tuo “Si” stabile e totale.
Aprici la finestra dell’abbandono allo Spirito.
Il nostro dubbio è sterile.
Maria, effondici i tuoi occhi biblici,
penetranti a concepire Dio.
Maria, i nostri passi, come i tuoi,
siano di verifica all’impossibile dell’agire.
Il cielo è insondabile!
Maria, mostraci la cometa del tuo figlio
per attraversare l’orizzonte della grazia.
Maria, donaci il pianto della sposa
a maturare gli uomini di sapienza.
Maria, insegnaci a contemplare
l’invisibile dentro di noi.
Maria, esortaci a camminare nella luce,
nell’esodo del continuo divenire.
Al fine, anche in noi,
una stella c’infiammerà a partorire Dio.
L’abbraccio della misericordia
fiorisce l’incanto della creazione nuova.
Maria, siamo noi quegli angeli
a osannare il cantico dei cantici
dei nostri cuori.
Maria, non abbiamo più incenso,
se non il nostro fiato
a riscaldare umano.
Maria, non abbiamo più pane,
se non le nostre mani
a benedire.
Maria, non abbiamo oro,
se non lo splendore
del nostro spirito
a illuminare il volto della gente.
Maria, non abbiamo più mirra,
l’abbiamo bevuta tutta noi
nel lungo esodo del nostro deserto.
Il tempo è lungo
quanto uno sguardo degli occhi.
Attendiamo anche noi l’annuncio
a concepire di Spirito santo.
Il cielo ha le finestre dei nostri occhi.
Non viviamo dentro una cupola di sogni dorati.
Ho sognato tuo figlio che si schiodava dalla croce
e penetrava dentro la mia carne.
La sua luce squarciava le mie ferite
a cicatrizzarle per renderle sacre.
Meraviglioso Dio!
Amico, tu non sai quanto sia dolce e soave Dio!
Il cuore è divenuto culla
e le mie vene a riscaldarlo,
come fieno e paglia.
Solo quando sono divenuto
totalmente esausto,
il tuo spirito è divenuto in me
una sorgente zampillante di grazie.
O Dio, t’incarni in me
per cancellare secoli di peccati.
Più forte è il dolore
e più s’incendia di grazia la mente.
Non mi smarrisco nel vangelo.
Signore, mi hai reso forte,
ma sono infelice,
donami ora la Tua letizia.
Si, lo so,
l’inquietudine
è la primavera della felicità.
Sono giunti a me
pastori e ciaramelle
da tanto lontano
e da poeti e profeti esiliati
e ho sputato fuori finalmente i miei peccati.
Nel dolore ho partorito Dio
con brividi di gioia.
Il canto è diventato fuoco
e la terra è ritornata un paradiso terrestre.
Ora il cuore è la culla degli angeli
a osannare:
“Gloria a Dio nell’insondabile spirito
di ogni persona”.
Nel partorire sono svanito
e sono divenuto
Dio che ama e cammina tra noi. Dipax