Mi nutro di aurore,
mi basta solo un raggio di luce.
Navigo attorno all’Amazzonia,
a cercare una foglia di felicità.
Non lasciare che il business del commercio
entri nella natura.
Una lacrima è più sacra di ogni sudore.
Io sono una razza rara di sogni
che non si spengono mai,
ardono a incendio.
Dentro mi scorrono secoli
come fiumi e torrenti in piena
ma non sono alla mercé di ogni corrente.
Non sono attirato dalla luce solare,
ma fulminato da quella divina.
Ogni pensiero di madre è un’estasi.
Quanto è alto lo sguardo verso il cielo!
Più del nostro destino.
Io ascendo alla sua altezza
con il mio canto mistico.
Lo spirito mi nutre
durante il letargo del mio dolore.
Guardo dalla vetrata del salone d’arte,
qui al Borgo della pace,
e mi invadono vento, pioggia, grandine e sole.
Dinanzi a un panorama innevato
comincio a scattare pensieri.
Prego, alzo il cuore
e dentro vivo una crisi di sfiducia
nel riguardo dei cristiani che rifiutano
immigrati e sofferenti.
Gli ultimi sono sempre un problema.
Sappi che accettare i propri difetti
e sgrassarli con la propria fatica
è un bagaglio di grandi virtù.
Ricorda pure che lo spirito
non è soggetto alla gravità del male.
Io preferisco l’intuizione alla perfezione tecnica.
Tengo prigionieri le passioni che invadono la mente.
Ho insegnato alle lacrime a tuffarsi nell’immortalità
e saranno nutrimento per le stelle
e al principio del 2020
questo foglio
è già uno scrigno di estasi e di ebbrezze. Dipax