La nonna dei due centesimi

La nonna dei due centesimi

Si chiama Santa, la nobile nonna del palazzo Raffadali.

Il palazzo era la via en rose per serate danzanti e per le grandi cene di gala.

Le stanze affrescate affascinavano gli invitati. I giardini di sera illuminati di fiaccole profumate creavano un alone di magia attorno alla villa, per chi accarezzava incontri nascosti nelle siepi.

Eppure Santa nella sua dignità non rivelò mai a nessuno il fallimento in cui i suoi figli si erano inabissati.

La dignità resta soprattutto quando i soldi mancano. Non smetteva di sorridere. Non smetteva di sperare. Non smetteva di consigliare i suoi figli, che mai rimproverava.

Non smetteva mai di soccorrere i bisognosi e chiunque bussava per un pane.

Oggi ha ottant’anni e regge con parsimonia tutta l’eredità della famiglia.

Ha speso tutto per guarire suo nipote Tommaso, mangiato dall’ingordigia dei medici e dalle numerose operazioni.

Al suo carissimo nipote gli erano rimasti sano solo gli occhi.

Eppure non smise mai la solidarietà per i più poveri. Vendette persino un pezzo di giardino nella Conca d’Oro, per il trapianto dei polmoni di un ragazzo orfano del quartiere Borgo vecchio.

Tuttora si interessa e chiede come va questo suo acquisito nipote di strada.

Mette in pratica l’avventura del Buon Samaritano e si arricchisce dinanzi a Dio.

Ripete sempre ai suoi figli: “Vostro nonno iniziò con due centesimi e lasciò a vostro padre un capolavoro di patrimonio. Non arrendetevi mai, come le onde del mare. I tesori della nostra casa li lasciamo a terra dietro la nostra bara.

Io vorrei morire con le mani aperte e vuote. Nuda sono nata e nuda voglio ritornare a casa. Dipax

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