Le macchine del re
Un terremoto massacra, devasta, annulla storia e tradizioni. Così avvenne nel terremoto della Marsica. Si accorre in questi disastri, si è più umani nelle disavventure, forse anche un re, forse anche un prete, forse anche un santo. Ci si incontra tutti sotto la macina della sofferenza. Oggi noi le devastazioni, gli incendi dell’Amazzonia, li sopportiamo seduti dinanzi alla televisione, caso mai gustando un caffè.
Il dolore è per altri tempi, non per noi. Oggi è l’era del piacere e ogni notizia dolorosa ci deprime e chiediamo che ci annuncino belle e buone notizie. Non fu così per don Orione che corse nel maremoto di Messina e ora tra i cafoni della Marsica, a salvare ragazzi orfani e abbandonati. Salì ad Avezzano e sui colli della Marsina. Incontrò macerie e desolazioni. I santi non si perdono d’animo; ora qui, ieri a Messina, neanche con le accuse più infamanti della sifilide, dinanzi a un barbiere tremante di paure. Lassù sulla Marsica raccolse ragazzi da portare a Roma. I treni bloccati e le ferrovie divelte.
Troppi erano e lui non aveva mezzi per trasportarli alla capitale. Vide le macchine del re e senza esitare fece salire su quelle auto quei ragazzi. Le guardie imperiali si occorsero e nacque tra di loro una vivace colluttazione, tanto da attirare l’attenzione del re, che pietosamente permise il viaggio alla stazione più vicina, con la grande gioia di quei ragazzi che mai avrebbero sognato di salire su una macchina del re. Quando inizia un sogno, diventa subito un capolavoro di un libro, come quello di Ignazio Silone, “Incontro con uno strano prete”,, un capitolo della sua autobiografia: ”Uscita di sicurezza.
Sul treno dell’Avanti, poi vi dirò. Dipax