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Batteva le suole delle scarpe rotte il calzolaio dei ceci, gridando:”Io sono divenuto vecchio in una notte di dolore e sono ringiovanito in un’aurora di speranza. Chi pensa con la propria testa, è libero”.
Batteva chiodi e colla sulle pelli ad aggiustare gli scarponi dei contadini.
A ogni paia finito, ribatteva e cantava ancora più allegro:
”Chi lotta per i diritti degli indifesi, è libero. Chi annuncia che la propria terra è sacra da non essere violata, è libero. Ricordatevi che la forza dei dittatori è nelle armi e non nella mente”. Persino il prete del paese lo ascoltava volentieri e prendeva appunti per le sue omelie. Un giorno il prevosto si fermò con le sue scarpe da risuolare. “Mi raccomando, disse il prete, meno chiacchiere e più suole”. “Non si preoccupi don Nicola, pensi a stare bene e domani avrà le sue scarpe riparate, a meno che le sue devote non gli comprano nuove, dato che queste sono bucate e lamentose di dolori”. “Si vive provvisorio, rispose don Nicola, si vive una volta sola e per di più nel provvisorio più assoluto, nella vana attesa che spunti il giorno in cui si vive davvero. Anche i piedi possono attendere, caso mai camminando scalzi, come i tuoi pensieri”. “ Vada, vada pure don Nicola, rispose il calzolaio, mia moglie mi aspetta con un bel piatto fumante di ceci”. “ Si, vado, sento l’odore e il profumo dei ceci fin qui e mi mancano davvero, specie quelli conditi con il peperoncino”.
Le suole calpestano la terra, i ceci l’anima. Dipax