Meditando il Padre nostro (Pater Hemon)
Rimetti a noi
C’era una volta la vita.
Stamane l’aurora è carica di pensieri.
Quattro passi attorno alla Borgo della pace.
Tanta luce!
Tanta bellezza.
Tanta oscurità nella mia mente!
Chi custodirà tanto splendore?
Penso a don Tonino Bello,
criticato e massacrato da preti e da vescovi.
Penso a lui che mi parla al cuore:
non preoccuparti delle cose della terra.
Le opere della superbia s’incenerano nel tempo.
I sudori dell’umiltà splendono per sempre,
non solo nei campi delle genziane,
ma nei campi dei cuori della gente.
Signore, siamo tanto smarriti
da affermare che non c’è più un gregge da educare
e i giovani sono ipocriti di droga.
La colpa è della massa senza pastori.
Signore, c’era una volta la vita.
Non accetto: Rimetti a noi.
È un verbo carico di equivoci.
E’ troppo poco, tu non metti da parte i nostri peccati.
E’ troppo niente: tu non dimentichi
per farceli risorgere contro.
No, non rimettere ma so che sulla croce
tu hai cancellato il peccato del mondo.
Hai azzerato il debito.
Ecco, cancellare,
ecco, annullare,
ecco farci nuovi.
Come cancellare i debiti dei popoli
massacrati dai colonialisti?
Come cancellare un’offesa ricevuto da un fratello?
Come annullare la povertà,
per un’equa distribuzione dei beni della terra?
Ecco cancellare e non mettere da parte
a scapito dei più deboli e dei più poveri.
La tua croce è una vera preghiera.
Su quel palo ti sei fatto sentire dal Padre
a rinnovare ogni cosa (instaurare omnia in Cristo).
La croce è la preghiera della risurrezione più eccellente.
Si, proprio cancellare,
si, proprio asciugare le lacrime a splenderle di gioia.
Si, proprio rendere totalmente liberi ogni carcerato
di cuore, di mente e di prigione.
Rimettere non s’addice a Dio,
non s’addice neppure alla giustizia.
Per te un bacio è il sigillo del perdono.
Per te una lacrima è una sorgente di misericordia.
Tu accogli nel tuo cuore
il peccato del mondo
e lo converti in un paradiso terrestre.
Nelle nostre mani consegni
persino il tuo amore. Paolo Turturro