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Il lupo d’oggi
Non cambio cavallo nelle difficoltà e nelle cattiverie.
In questa società anche le bugie diventano vere.
Conosco il lupo di oggi.
Ogniqualvolta i ragazzacci o i poveri suonavano
il campanello al convento a chiedere un aiuto,
il guardiano li cacciava via
con parole più pesanti dei primi.
Meschini quei poveretti,
sbandati nella paura della notte
a elemosinare conforto.
I lupi hanno le loro tane
e oltre la fame non fanno male.
Lui invece divorava le anime a estirpare
lasciti e beneficenze,
senza donarli ai poveri.
Una sera sul tramontare della luce
si presentò un mendicante
tutto lordo e allampanato di fame.
Tirò la corda della campanella
e il lupo guardiano inviperì:
“ Che volete?”.
“Ho fame, disse il mendicante”.
“Peggio per te a ridurti in questo modo,
del resto non hai mai lavorato in vita tua!”.
Il mendicante rispose:”.
Io raccolgo rami secchi
per il fuoco della pendola,
ma dentro oltre un pugno di pasta
io non so mettere.
Tu che, ingrassi nel fare niente,
non dimenticare che Cristo
potrebbe suonare al campanello.
Si precipitò il fraticello
a rimproverare l’insolente,
ma all’istante la luce del mendicante
l’abbagliò a stornarlo a terra.
Il guardiano capì, fin troppo tardi,
che il vero lupo era lui stesso.
Ringraziamo Il Signore,
cari amici che mi ascoltate,
in fondo in fondo
ognuno di noi
ha una possibilità di capire Dio.
Siamo lupi a noi stessi.
C’è sempre un’occasione però
a convertirsi a tempo opportuno,
come il lupo di questo racconto. Paolo Turturro