Maria,
il nome spetta a te. Io vorrei chiamarlo Ieshu. Ieshu, il messia fatto Dio. E’ diverso da altri nomi. Nessun sacerdote può proibire la sua presenza nel mondo. Nessun ebreo, può essere ancora così testardo da non vedere la sua regalità. Ieshu, figlio di Giuseppe e di Maria. Ieshu. Figlio dello Spirito. Ieshu, dal ventre conosciuto e dal padre più ignoto. Maria, circoncidere Dio è impossibile. Eppure egli è vero uomo, circonciso di dolori e di passione. Caro Giuseppe, voglio ricordarti che tu l’hai salvato. E’ il Salvatore perché tu l’hai salvato. No, Maria, il sogno di concepire è a due. Ora possiamo danzare a tre. Non ho fuggito questa notte dettatami dall’angelo”. Lo so, Giuseppe, tu non sei fuggito all’ordine dell’angelo. Tu sei stato mandato dall’angelo a custodirmi quale radice di Jesse. Ogni figlio d’uomo viene dalla radice della terra. E Jesse è la radice di ogni terra. Questa notte sembrava la notte oscura. La notte più terribile. La notte della paura. La notte dei profeti esiliati nel deserto. La notte dove ogni firmamento si ferma. Invece è la notte della luce. E’ la notte della letizia di ogni uomo che Dio ama. Non ci sono ciaramelle. Non ci sono pifferi. Non ci sono angeli. Ci siamo: Lui, io e te. Forse qualche pastore verrà a cacciarci fuori da questa stalla abusivamente occupata. Dio nasce in una stalla abusiva, perché da sempre l’uomo ha cacciato Dio non solo dalla mente ma dal suo ventre. E’ il vagito fatto carne. L’uomo non è colpevole della nascita di Dio. Tu ti sei messo contro tutti. Contro la tua famiglia perché hai osato generare al di là della tua famiglia. Contro i tuoi parenti che mi hanno visto solo una scellerata prima delle nostre nozze. Contro la legge che ti ordinava di lapidarmi. Sei stato isolato. Sei stato condannato perché non hai condannato un’adultera. Il tuo silenzio dinanzi a loro è stata una condanna chiara e netta, come la fermezza di ogni profeta dinanzi all’attesa di ogni verità. Nelle tue vene e nelle tue decisioni camminavano tutti i profeti e tutti i giusti che hanno sognato questa notte. Prendilo Giuseppe, abbraccialo. E’ tuo, Ieshu.
Paolo Turturro