L’anno di Giuseppe
Giuseppe, è passata la prima alba. Ti metto sulle ginocchia tuo figlio. Sono cominciati i dolori. La stella è sempre appesa alla speranza, come un’unica lanterna nella notte. Accendi il fuoco. La legna per cuocere il pane. Le fiamme per arrossire di gioia. Accendi da infiammare il cielo. Prima del parto, ricordo, mi hai messo in ordine le vesti e mi hai sciolto le trecce. Poi sei uscito dinanzi all’impossibile e ora sai che è stata una bella notte. I pastori hanno vegliato tutto il firmamento perché nessuna pecora andasse perduta. E’ stata una bella notte perché Dio potesse uscire allo scoperto. Tutto è finito per iniziare il cammino del dolore. E’ uscito Dio allo scoperto e che faccia hanno fatto i sommi sacerdoti. E’ uscito Dio e ora dorme in una culla fatta di paglia. E nessuno crede. Bel colpo, Dio. Hai stupito chi voleva che nascessi nel potere. Persino Dio ha avuto un singhiozzo nell’uscire dalla mia pancia. Tu, figlio mio, sei davvero forte. Sei uscito con le spalle. Sei uscito con il capo alto e scoperto. Ti ho sollevato, più alto dei piedi, perché i tuoi polmoni potessero far uscire il primo vento della vita. E Giuseppe ha sentito il primo vagito di essere padre. Tu, figlio mio, hai inghiottito tutta l’aria dei secoli, di tutti i bimbi del mondo. Sei stato il gemito e il respiro che la terra aspettava. Tagliando il cordone ombelicale, attorcigliato nel sangue, mi ha svelato la profezia del tuo essere maschio. Che salto ha fatto Giuseppe. Un salto di padre. Un salto di profeta. Un salto di uomo giusto. Ti ho leccato. Ti ho lavato. Ho superato il lutto della solitudine di questa stalla. Ti abbiamo aspettato tanto, tanto. Ho messo le labbra sul tuo petto e ho sentito vibrare il tuo cuore. Già così forte. Già così ardito. Ho confidato a Giuseppe:”Ti rassomiglia tanto. E a Ieshu ho detto:”Giuseppe è il padre più coraggioso e tu stesso lo sai”. Ti abbiamo abbracciato a perdifiato. Poi tutti e due ci siamo stesi sotto le coperte e ti ho stretto al mio seno per donarti il latte dell’umanità. Buona poppata, Ieshu. Sei più dolce di un dattero. E io sono la tua palma fiorita nell’estate dell’annuncio.Paolo Turturrowww.dipingilapace.it