Sulle strade del mondo
Maria, c’è gente fuori della stalla. Vuole vedere Ieshu. Non prendo distanze dagli umili. E’ giusto che tutti lo conoscano. Fuori c’è la sinagoga, i padri, le leggi, i registri, le profezie, gli eserciti di soldati. E Lui tutti deve affrontare. Caro, figlio, afferrati a me. Afferrati al giusto. Fuori c’è la battaglia di ogni chiesa. Fuori c’è la lotta del dominio anche sul sacro. Fuori c’è il calvario di ogni essere. Fuori ti vogliono annientare, perché il divino non appartiene a gente scrupolosa di morte. Devi essere fuori, prima che tu nascessi, per essere dentro ognuno di noi. Qui dentro, in questa stalla vuota, siamo soli. Solo l’asina ci fa calore. Qui siamo al riparo di ogni battaglia. Ma devi prima o dopo uscire. E’ tuo dovere affrontare l’uomo. E’ mio compito presentarti al tempio, per circonciderti di Dio. E tu devi andare non solo al Giordano, non solo a Gerico. Tu devi andare su tutte le strade del mondo. Ci saranno, accanto a te, altre bestie che non potranno riscaldarti. Riscaldati, figlio mio, al seno di tua madre. C’è tempo per non gelarti di cattiveria. Poppa bene l’antipodo del vero, l’anticorpo del veleno della gelosia. Succhia e respira. La sostanza di tua madre è la grazia dell’innocenza, è la grazia dell’essere immacolato per tutta la tua esistenza, qui sulla terra. Questo è il meglio che potremmo darti: tua madre e io. Il resto sarà salita. Il resto sarà dolore. Il resto sarà croce che mai nella mia bottega ho costruito. Tu non appartiene solo a Israele. Sei nel pozzo di Giacobbe. Sei sulle strade di Gerico. Sei sul ponte di Brooklyn. Sei sulla torre Eiffel. Sei nella cupola di Pietro. Sei nelle industrie della Cina, dove milioni di bambini lavorato con le mani insanguinate. Usciamo, figlio mio, dalla notte. Non siamo vaganti di luce. Siamo il lievito della luce. Qui, in questa stalla, non oscilla la lanterna di Dio. Dio non oscilla mai di dubbi. Sei stabile per sempre, caro figlio dell’infinito. Abituati alla solitudine. Abituati all’inverno dei cuori. Abituati al cielo che a volte non ti risponderà. Non abituati all’uomo che ti vuole usare. Svuota i tesori di ogni tempio, per rifocillare i deboli, i poveri di Dio. Abituati al deserto di ogni quaresima. Affronta con tenacia il demone del denaro che ti vuole buttare giù dal pinnacolo degli affari. Guarda in alto, per sollevare chi sosta per tutta la vita nella stasi dell’ozio. Sposa ogni figlia di Cana. Suscita ogni figlio di Nain. Distruggi ogni naia dei potenti. Cammina sul deserto di ogni grembo d’uomo. Tu possa incontrare sempre una vedova del coraggio senza parole. Tu possa abbracciare la donna del coraggio che accoglie ogni condannato, non solo sulla via del calvario. Tu sei la mano che non condanna se non il peccato. Tu sei la mano che scrive non più sulla sabbia di ogni mare. Tu sei la firma di Dio su ogni cuore d’uomo. Tu sei la nostra carne, ora abitata di cielo. Auguri, figlio mio. A presto nella casa del pane.
Paolo Turturro
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