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Carissimo don Tonino, anch’io vivo come te, notti insonni e tu sai che, in questi momenti, invito te e padre Pio ad adorare Dio con la preghiera del Padre nostro. Sai, da tempo dedico qualche minuto ad adorare il Signore di notte, con la stessa promessa fatta a una suora. Anche lei di notte, nel monastero del suo cuore, mi segue. Può un peccatore convertirsi e sentire la gioia di Risorto? Io sono quel ferro arrugginito, attirato dalla calamita di Cristo. Qualcuno mi chiede: ”Padre Paolo, perché perdona sempre?”. “Forse non sono stato perdonato anch’io tante volte dal Signore”? Perdonare non è la forza dei deboli. Il perdono è un dono prezioso che non mi mancherà mai. Carissimo don Tonino, in queste notti si resta sempre più soli e la solitudine è la voce più chiara per ascoltare il Signore. Non dico a te ciò che hai sofferto a causa delle gelosie di vescovi e di preti. La voce più essenziale è la grazia che ci fa crescere immacolati nello spirito. Vorrei dirti tante cose in questa notte e so che mi ascolti. Il cuore
però ha salato la bocca di silenzio. Io penso che anche la croce ha reso muto la bocca di Cristo, ma non il cuore. Dunque ti parlerò con il cuore e nessuno potrà udire i gemiti che solo il nostro spirito può ascoltare. Quando giungerà l’aurora io avrò spirato ogni mio sentimento e il giorno mi piomberà ancora di pene. Prima di alzarmi bevo il calice di Cristo e quanto è amaro questo fiele.
Paolo Turturro