Una lectio speciale

Non vedo una grande differenza tra una goccia di pioggia e una lacrima. Siamo qui a dialogare, in questa Candelora. Quanti fuochi si accendono nella vita. Quanti incendi di odi e di rancori. Eppure c’è chi ha voglia di sapere sul paradiso, purgatorio e inferno. E uno dice: “Più inferno di questo, nell’aldilà non c’è“. E uno ancora: “Ci spieghi, padre tutto sull’aldilà. E proprio vero che sarà come i gironi di Dante?“. Dissento con il capo e con le labbra: “Dante ha applicato ciò che soffriamo qui o ciò che godiamo su nel cielo. Ma non è così”. E un altro: “Dicci allora come sarà!“. E uno canta: “Che sarà, che sarà dell’aldilà?“. E comincio: “Anzitutto Dio non è materia, non è un luogo, non è un tempo. E’ solo spirito. In Lui tutto è spirito, come il nostro spirito dentro. Vi spiego. Non fate corna, né scongiuri, non toccate ferro o altro. Ecco don Paolo muore. Solo nella nostra morte vediamo faccia a faccia, spirito a spirito, Dio. E io lo vedo. Lo contemplo. Ammiro la sua gloria e la sua sapienza. Sono invaso dal suo amore. E’ un amore infinito solo per me. Allora mi guardo dentro. Avverto tutta la mia ignoranza su Dio. Tutta la mia testarda indifferenza su di Lui, che ho avuto sulla terra. Guardo più profondo, dentro, in fondo al mio animo. Vedo la mia nullità. Vedo i miei errori, i miei peccati. Sono più oscuri di ogni tenebra. Non dimentico però lo sguardo di Dio su di me. Si china su di me. Sento dentro un patire doloroso in tutto me stesso. E il fuoco del pentimento. E’ struggente. Mi purifica tutto e le lacrime non conosciute sulla terra sono: Kirie eleison. E’ un canto che purifica. E’ un canto che calma. E’ un canto che santifica. Le mie mani sono elevate a Lui. I miei occhi sono nei Suoi. La mia voce è un inno di sinfonia di grazie per avermi purificato, per avermi amato da sempre. Sento il suo abbraccio e svengo nel suo cuore. Vedete questo è il purgatorio: uno stato dell’animo che, pentito veramente, purifica ogni peccato. Vedete poi questo è il paradiso, quando Dio si china su di te e ti abbraccia come un padre. Ma attenzione, dinanzi all’infinito amore di Dio per lui, don Paolo potrebbe dire: “Ma tu chi sei? ora ti fai vedere? Ti odio” e nascerà la vera disperazione eterna. Oh non sia mai per alcuno di noi! Vedete, questo è l’inferno. Il nostro qui è quello passeggero. Ascoltatemi ancora. Vi rammento S. Agostino. Una madre mise in punizione suo figlio a pane e acqua (allora era possibile punire con il digiuno. Oggi? un miliardo di persone soffrono e muoiono di fame. Sapete 54 bambini ogni ora). Ebbene quella madre, dopo un po’ di tempo di digiuno inflitto al figlio, gli presentò una torta di crema e cioccolato. Secondo te, Alberto, che farà il bambino dinanzi a quella torta?”. E lui: “Se la divorerà“. “A me sembra che sant’Agostino abbia pienamente ragione. Volete che un uomo dopo un secolo di fame di Dio, nella sua morte quando vedrà Dio…. che farà?”. Rispondono tutti: “Se lo divorerà!“. E io: “Allora…. che aspettiamo? cominciamo a divorarla”. “E come?” dice il solito guastafeste. E io: “Vedendo in noi la nostra miseria e in Lui il suo amore, la sua sete di amore per noi – e concludo – la disgrazia più atroce che ci possa capitare non è questo inferno, ma non essere amati da nessuno, dalla moglie, dai figli, dagli amici, da Dio”. E mentre occhi grondano lacrime, dinanzi a loro e con un filo di voce, singhiozzando, esplodo: “Dio mi Ama!”. Ecco perché non mollo e non mi abbatto. Mi allontano da loro. Essi capiscono e rispettano in silenzio il mio amore per Dio, ancora così debole. Poi uno rompe il ghiaccio: “Padre, venga qui giochiamo a biliardino“. Il caso volle che vinsi in quel pomeriggio di lectio divina, due partite.

Paolo Turturro

www.dipingilapace.it

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