Piove e gelo di grandine. Il cielo ci lava sempre. E uno grida: “Acqua piscia la barca”. Per me il proverbio potrebbe significare: chi non crede affoga anche in un bicchiere d’acqua. Io sono nel battesimo, immerso in Cristo, non affogherò mai. Io sono sulla barca di Pietro. Il corpo, con i piedi dei tubi affonda. I miei piedi ora sono saldi nel Risorto, sono ali di salvezza. Troppo, Signore, la mia debolezza. tu non sei un fantasma. Consacra su questa mia debolezza il tuo corpo e il tuo sangue. Consacra nel mio sangue il sacramento della riconciliazione. Consacra nella mia carne il sacramento del pane che rafforza, del pane che conforta, del pane che sostiene, del pane che salva.
Consacra nei miei polmoni il sacramento dello spirito della confermazione. Ungimi di coraggio ungimi di forza.
Consacra nella mia voce il sacramento della predicazione senza voce ma con l’alito del tuo silenzio. Consacra nei miei occhi il sacramento della tua misericordia. Consacra nella mia stanchezza l’olio degli ammalati. Consacra nella mia parola la forza apostolica della tua chiesa. Consacra nel mio cuore il patto sponsale del tuo amore per tutti noi. Che nessuno sia escluso dal tuo matrimonio.
Consacra nella mia mente avvilita, la forza della tua Parola, l’energia di rialzarmi.
Riconsegnami l’andatura del mio spirito, eretto, coraggioso. Donami la fierezza del fare sempre del bene.
Consacra questo tempo, il mio anno sabatico, per stringere per sempre la tua alleanza con i piccoli della pace.
Consacra questi giorni per pensare all’uomo a ogni uomo che soffre, per chinarmi su chi soffre e pecca. Donami, in questo chiasso di bestemmie, il luogo solitario del mio spirito, un giorno per pensare all’uomo. Un giorno per pensare a Dio. Nel mio corpo non ti manca il sangue per consacrare il tuo nei deboli. Non ti mancano, nel mio corpo, quelle poche gocce di acqua per la sorgente che zampilla per le persone-rifiuti della nostra società. Nel mio corpo non ti manca il dolore stretto sulle labbra per gridare: sitio, ho sete. Nel mio corpo non ti manca il costato per squarciarlo d’amore. Nel mio corpo non ti mancano le mani per essere inchiodati al posto degli altri. Nel mio corpo non ti mancano i piedi, perché schiodati possano precedere i deboli, camminare e giungere a te. Nel mio corpo non ti manca il viso per il tuo sguardo, tenero e misericordioso, per il peccatori più abbandonati da se stessi e da noi che ci crediamo salvi. Donaci la tenerezza di stare bene con noi stessi. Il mio corpo è una danza di luci a sposare il futuro.
Paolo Turturro