La quercia chiese al mandorlo: ”Parlami di Dio!”.
E il mandorlo fiorì.
Il cipresso assetato di cielo chiese alle nubi: “Com’è il cielo?”.
Dall’alto tuonò una voce a irrorare di pioggia querce, cipressi e abeti.
“Noi che siamo morti al peccato, come potremmo ancora vivere nel peccato?” (Rm 6,2). Il creato è il DNA della sua grazia.
Il corpo chiese all’anima: “Dove sei?”.
E l’anima lo baciò di aurora.
Sono le nostre lacrime a scendere e a schiarire dall’alto
per concepire la creazione della vera grazia.
Piccoli della pace, siate i giullari di Dio.
Amo Francesco nelle sue follie d’amore.
Oh! No, non siate frate Formica, che tutto accumula a perdersi nel nulla.
Oh! No, non siate frate Cicala che chiacchiera dall’aurora al tramonto.
Chiacchiera, chiacchiera continuamente ad annoiare la mente e il cuore.
Chiacchiera ad avvelenare le comunità con il suo stesso cicalio.
Quanti frati Cicala ci sono non solo in convento.
Il primo conserva denaro e si riduce a un avaro a scheletro di carne.
Il secondo taglia lingue sugli altri e mai su se stesso.
Il chiacchierare è un terremoto a dilaniare persone
e a frantumare, dentro e fuori,
casa e convento.
Paolo Turturro