Un ladro, mentre, di notte, rubava l’uva in un bel vigneto, fu preso da un carabiniere.
Allora pregò sant’Antonio di liberarlo, a causa di quel poco di uva, con la promessa dell’offerta di un bel capretto per i poveri.
Promise solennemente, col gesto ampio con cui si gettano le reti a mare per pescare più e più pesci.
Una volta libero dimenticò ogni sua supplica. Successe poi che venne preso una seconda e una terza volta.
L’imbecille poi continuò a supplicare, questa volta santa Rosalia.
Una voce dall’alto di Monte pellegrino scese, come la pioggia cade dal cielo, a lavargli il cervello e a ricordargli:
“Dopo che hai ingannato tanti buoni santi, ora vuoi ingannare anche me? – ironizzò la santa”.
Apprendi amico mio, i santi, come i benefattori, vanno rispettati e non spremuti e usati. Questo ladro rassomiglia molto a colui che vuole intitolare l’aeroporto a quel noto brigante. Dedichiamo allora l’aeroporto di Palermo a Totò Riina.
Paolo Turturro