“ Non sono un medico dai ferri corti, – disse il buon giorno il dottore di famiglia al suo fabbro. Non sono mai rimasto a corto di malati e di idee”.
“ Certo, rispose il fabbro manovrando pinze e tenaglie. Anche tu, come me, manovri questi strumenti. La gente sa bene però che sei un carnefice. Io lavoro con il fuoco e prima o dopo reputo che l’inferno sarà adibito ad arrostire soltanto il diavolo che è chi fa del male al prossimo”.
“Non parlarmi dell’inferno,- rispose il medico condotto. Mi angoscia la sua presenza. Mi perseguita. Mi chiede ogni giorno il resoconto delle mie operazioni. I demoni fuggono facilmente dai campi di grano, come le nuvole al vento. L’uomo è un inquilino soggetto a sfratto, come il padrone di casa”.
“Io invece nel mio lavoro, riprese il fabbro, sono sereno. Lo so, il mio mestiere è faticoso, competo con i cantastorie, perché ogni giorno ho il teatro della gente sulle mie spalle. Io martello chiodi sul ferro, tu caro amico sulla carne della gente”.
Medita amico: Ogni uomo deve avere il suo ruolo. Non capiti che il fabbro sia dottore e il medico fabbro. Capita sovente nei ruoli dei mestieri di cambiare posizioni: l’insegnante contadino e il contadino insegnante. E’ la nostra società, è la società delle vendite delle lauree.
Paolo Turturro