
Tu non sai come è la notte,
ti smarrisce e non puoi più pensare,
persino il corpo è tutto morto.
Tu non sai come è la notte,
vuota e nuda è il suo corpo.
Verità nuda attende la consegna che mai si esprime.
Tu non sai come è la notte,
quando un fiore parla a un uomo.
Tu non sai come nasce un fiore,
non nella notte e neanche di giorno.
Tu non sai come è il silenzio nella notte
che consuma la mente.
Tu non sai come sono le lacrime,
quando scendono nel cuore a consolare.
Tu non sai come il cuore
ha bisogno tanto di amare
e nessuno, proprio nessuno ti ama.
Tu non sai quando una pietra discende
per il tuo sepolcro, perché la vita
comincia a nascere senza sapere.
Ora so di raccogliere, come un canovaccio,
ogni povero di mezzo alle strade.
Ora so di comporre il tuo dolore,
come nel lino di una Veronica.
Ora so che il vino migliore per consacrare
è nel sacrificio del cuore della gente.
Ora so quando ho rischiato, gridando dall’altare,
nome e cognome di quel delinquente.
Alla Missa est tutti mi proteggevano dall’assalto
di quell’eroe del male che mi urlava:
“Ma tu chi sei? Domani avrai la tua condanna”.
Non penavo proprio che un mafioso
fosse così potente nel palazzo della giustizia.
A sera, chiusa la chiesa, sentii il profumo dei tigli
che mi esalava il cuore,
era la notte della condanna.
Pensai al mio sacerdozio, ove la gente
ha il diritto di approdare e chiesi al Signore la sua pace,
lodandolo per questa mia condanna,
come Lui sulla croce a spirare.
Paolo Turturro