
Siamo ormai a una settimana dl Risorto.
I testi liturgici ci portano lontano.
Non saprei quanto tempo di vorrebbe per fondare una chiesa
e san Paolo ne ha fondate tante.
San Giovanni si trova in esilio a Patmos.
Leggiamo nella sua lettera inviate alle sette chiese fondate.
Conosce le meraviglie del Signore, tutto è opera sua.
Come conosce in esilio tante comunità
fondate e animate da san Paolo.
Nel vangelo si esprime meglio.
Diamo tutta la forza al Signore.
Appendimi il sole in camera,
così sappia riscaldarmi in ogni momento.
Ti prego, disegnami un usignolo
che canta nei momenti più tristi
della mia giornata.
Rumoreggi silenzioso il mare,
affinché io senta l’ebbrezza nelle mie ossa.
Affrescami le onde sulla parete della mia camera,
mi tufferò beato all’istante.
Spalancate tutte le pareti della mia casa,
perché io viva l’aurora che sorge
e il tramonto inebriato di colori.
Raccontami la forza del tuo silenzio,
perché io entri in te, in punta di piedi,
con il mio camminare pesante.
Io amo la pioggia, perché attendo l’arcobaleno.
Non c’è trionfo, senza sconfitta.
La mia felicità rende armonioso il tempo.
Cristo mi dà coraggio nel pensare
e nell’agire secondo il suo cuore.
Ecco la forza che viene dal Signore.
Nel vangelo c’è il racconto del discepolo Tommaso,
detto il Didimo, il piccolo di fede.
In realtà, dinanzi al Risorto tutti hanno avuto dei dubbi.
Tommaso l’esprime:” Se io non vedo le sue piaghe e non metto la mia mano nelle sue piaghe non crederò”.
Pace a te Tommaso, è il grido di Cristo.
Metti pure la tua mano nel mio costato e non essere più incredulo ma credente.
San Tommaso dinanzi a tutta la misericordia del Signore ,
per la sua incredulità, si esprime candidamente.
“Signore mio e Dio mio.
E’ il grande della fede.
In questa giornata della misericordia assaporiamo la dolcezza del perdono del Risorto.
Il per-dono è il dono per eccellenza.
Paolo Turturro