Anche tu Zaccheo

Frutta di CaravaggioLa Terra, questo minuscolo pianeta, vuole ferire l’universo. Vuole essere più alto del cielo. Le colline a Bagheria sono rocce mangiate da fichidindia, corposi cespugli a nascondere la siccità. Ho sete, sono arso di spirito. Scendono ancora ruscelli, a luccichio d’acqua, nella Conca d’Oro, cementata d’industrie. Mi sento di statura bassa, come Zaccheo, a vedere Cristo. Statura bassa di animo. Statura bassa di pensieri. Statura bassa d’amore. Chi può raggiungere i pensieri di Dio? Il cuore tuttavia non è basso. Al termine del giorno, sarò giudicato sull’amore. Cristo alza gli occhi agli umili, come a Zaccheo sul sicomoro. Del resto non c’è albero che possa raggiungere il cielo. Né torre che svetti tra gli angeli. Non c’è pensiero che ti possa donare altezze spirituali. Ciò che pensiamo, appartiene alla terra. Scendi, Zaccheo; scendi, Giovanni dalle vette del tempo. Nella superbia non si può vedere Dio. Gli occhi sono appannati di orgoglio. Scendi, oggi voglio venire a casa tua. Cristo a casa tua! Voglio entrare a casa tua a celebrare il celibato del mio amore. No, non ridurre la castità al sesso. Eleva lo sguardo. Non puoi stare senza tua moglie per i doni spirituali e umani che ha. Alza lo sguardo, vivi nella castità dei pensieri di Dio. Tu, sacerdote, sei profeta di questa meraviglia. Tu sei profeta della verginità di ogni pensiero puro, di ogni sentimento casto. Anche nel marito la castità è tutto ciò che di bello e di santo è nella propria moglie e nel suo proprio cuore. Tu, sacerdote, sei profeta della salvezza, che Cristo ha coniugato sulla croce. Tu, sacerdote, sei il profeta della castità di ogni sacramento. Sacramento è amare. Sacramento è pensare bene. Sacramento è patire. Sacramento è la vita. Sacramento è educare i propri figli ai valori dell’esistenza. Sacramento è la Chiesa che si veste di povertà, di verginità e di santità del suo Cristo. Tu, sacerdote, qui sulla terra sei il profeta della castità del cielo. Casto è il cuore. Casto è il cielo. Casto è la mente. Casto è ogni figlio che viene alla luce. Tu, sacerdote, con la tua libertà di cuore e con la tua purezza di mente, apri la porta del sacramento del perdono a ogni persona. Tu, sacerdote, riconciliando a Dio ogni peccatore celebri la castità di Dio nel cuore di ogni pellegrino della terra. Tu, con il sacramento della riconciliazione, fai nuove e vergini tutte le cose. Le tue mani effondono la verginità di Dio. Le tue mani benedicenti plasmano, nell’eucaristia, la nuova creazione che Cristo nell’ultima cena ha consacrato. Zaccheo scendi, entra nella casa di Dio. Restituisci alla terra ciò che è della terra. Restituisci al tuo cuore ciò che è di Dio. Deciditi per la bellezza. Deciditi per la purezza. Deciditi per il vero amore. Sappi che il perdono di Cristo, effuso sulla sua croce, è la verginità di Dio nel più misero di questa terra. Il perdono che le tue mani effondono, o Sacerdote, è l’Immacolata Concezione che Cristo regala a ogni uomo. Castità è pensare come Dio. Castità è amare come Dio. Castità è vivere come Dio. Castità è parlare come Dio. Non aver timore, carissimo sacerdote, dell’altezza della purezza di Dio. Cristo, nel consacrarti con l’unzione del suo sacerdozio, ti ha reso tale e tu vivi ciò che predichi. Non sei tu che puoi raggiungere la purezza di Dio, ma è Lui che te la effonde. Non avere paura piccolo gregge. Siamo piccoli dinanzi alla sublimità della purezza di Dio. Tu, sacerdote, sei fatto per annunciare agli altri ciò che Cristo ti ha consacrato. Tu, in Cristo, sei vergine e padre. Tu, in Cristo, sei figlio che ci fai figli del Padre.

Dipax

 

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