Il dolore entra nella pelle e viaggia nel corpo.
I versi dei poeti sono come il patire che penetra nel sangue a mo’ di amo
per pescare il cuore.
Io esco dal grembo dei pensieri a mare aperto, per non smarrirmi nelle onde cosmiche e putride della società e mi tuffo nelle acque vergini della libertà.
Esco dalle ostriche vestito di squame alate di speranza.
Per non peccare invento divieti, ammucchio limiti, spezzo ostacoli delle leggi e spalanco spazi per pensare libero.
Mi regalo la forza di un confine. Non desidero né Tropici e né Oceanie.
Io mi porto dentro l’universo e non ho bisogno di crociere.
So dove abitano le galassie che scrivono panorami di poemi.
Solo chi nuota, sbattendo piedi remiganti e braccia alate, raggiunge l’immenso.
Mi basta l’isola che è in me,
per toccare l’infinito che respira assetato nel mio costato. Dipax