I Domenica di Avvento
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Avvento, attendere la speranza.
Avvento, attendere Dio nel nostro cuore.
Secoli di attesa, secoli di pazienza,
secoli di speranze
a conoscere Cristo,
il figlio di Dio.
Cominciamo da Isaia,
il profeta dell’annuncio,
il profeta della Vergine
che concepirà un figlio,
Il poeta dell’amore.
Isaia, ai suoi tempi, viveva drammi
e tensioni sociali.
Isaia, il Signore salva.
Siamo nel VIII secolo avanti Cristo,
Prevale in lui l’aspetto visionario,
politico e profetico del Messia.
Denuncia il pericolo Assiro
e soprattutto il degrado morale
dei sommi sacerdoti
e del popolo d’Israele.
Come ogni profeta
ci incarna la speranza
del Messia che viene.
Isaia viene arrestato, condannato
e forse segato in due da Manasse.
Isaia è il poeta dell’amore,
il poeta delle visioni divine.
Anche noi da Lui partiamo
per una visione più chiara di Dio
nella nostra vita.
Anche noi gridiamo al Signore,
come Isaia;
“Se tu squarciassi i cieli e scendessi!
Mai si udì parlare da tempi lontani,
orecchio non ha sentito,
occhio non ha visto
che un Dio, fuori di Te,
abbia fatto tanto
per chi confida in te”.
Ecco una traccia su cui oggi
anche noi possiamo riflettere:
partire dalla fiducia.
La violenza porta violenza,
la miseria culturale
porta povertà di mente.
Siamo ingiusti,
ecco perché i nostri occhi
non vedono il Signore della vita,
il Signore della giustizia.
Risveglia in noi la coscienza!
Visita oggi
la nostra umanità
avvilita da una pandemia morale,
culturale e virologica.
Guarisci il nostro respiro.
Tu ci inviti a fare attenzione!
Ci inviti a vegliare la coscienza,
a vegliare l’onestà,
a vegliare la giustizia,
perché nessuno sia scarto
in questo mondo.
Come vegliare
in questo frastuono di società?
Come vegliare i valori
massacrati dall’ingordigia del denaro?
Per paura ci siamo addormentati.
Addormentata è la nostra coscienza,
addormentato è il nostro cuore
che più non ama.
Addormentati sono i nostri occhi
a non leggere più il vangelo,
tanto addormentati,
da uccidere la fede.
Non abbiamo più fiducia in noi stessi,
né tanto meno in Dio.
Cristo ci sveglia:
Svegliatevi, non siete stati capaci
di vegliare un’ora sola con me!
Vegliare, vuol dire custodire
il fratello che è accanto a te.
Custodire la vita, senza eutanasia,
custodire la povertà,
senza reticenze,
custodire lo spirito,
senza abbassare la guardia
sulle cose importanti
e serie della vita.
Vegliare è il respiro dell’eternità
dentro di noi.
Paolo Turturro