Cesare Prandelli

“Stima diffusa per l’umile e saggio Cesare calciatore,

Apprezzamenti universali per Prandelli allenatore.”

 

  • Un bravo allenatore sa che prima del calciatore viene l’uomo, due facce della stessa medaglia. La scommessa sta nel farle combaciare. Quando accade, è nato un campione”.
  • “La solidarietà è un sentimento che sana le fratture, una colla a lunga durata, nel lavoro di squadra è importante”.
  • “Pensare che dei bambini non potevano giocare a calcio, basket o a qualsiasi altro sport per noi era di una violenza inaudita perciò abbiamo deciso di intraprendere questa iniziativa che ha riempito di responsabilità e senso di appartenenza tutti i ragazzi”. Inaugurazione del campo di Rizziconi (RC)

 

 

Dal campetto di un oratorio di provincia alla panchina della nazionale italiana: un passaggio non immediato ma fatto di una lunga militanza nelle giovanili della Cremonese, dell’esordio in serie A con l’Atalanta per poi passare alla Juventus.
Nei sei anni in bianconero, in mezzo a grandissimi campioni, Cesare Prandelli ha dato il suo prezioso apporto nei tre scudetti, nei successi in Coppa Italia, Coppa delle Coppe, Supercoppa Europea e Coppa dei Campioni.

Da calciatore ha mostrato sempre particolari doti umane risultando sempre fra i più positivi.

La vita di Cesare Prandelli ha visto momenti drammatici legati alla lunga malattia e alla morte dell’amata moglie Manuela, madre dei suoi figli. Il 26 agosto del 2004 si dimette improvvisamente dall’incarico di allenatore della Roma, per stare vicino alla consorte gravemente malata. Lo choc per la decisione risveglia le coscienze degli sportivi e riporta lo sport a una dimensione umana. Atto dovuto per un marito animato da un amore d’altri tempi, Oggi esiste un asilo, a Zanzibar, che porta proprio il nome di Manuela Caffi dove tanti bimbi vengono aiutati grazie ai fondi donati, sempre sottovoce, dall’allenatore bresciano.

La consapevolezza del ruolo lo hanno sempre spinto al rispetto dell’avversario e, nel suo impegno di allenatore ha sempre cercato di trasmettere i principi valoriali. Tensione, questa, che ha avuto particolare risonanza una volta approdato a Coverciano per quello che i giornalisti non hanno esitato a definire “codice etico”.

Eccezionale e fortemente voluta da Prandelli la presenza della Nazionale Italiana sul campo di Rizziconi costruito su terreni confiscati alla ‘ndrangheta, evento che ha preceduto di qualche mese la buona prova della spedizione italiana agli Europei di Polonia-Ucraina durante la quale gli azzurri hanno visitato il campo di concentramento di Auschwitz per capire e rinnovare la memoria dei tragici fatti di cui è stato teatro il lager nazista.

Nel settembre del 2012, nell’ambito dell’incontro con Malta valevole per le qualificazioni mondiali, la Nazionale italiana guidata da Cesare Prandelli ha portato un sorriso ai bambini dell’Emilia colpita dal sisma.

A Verona, nel 2011, Prandelli ha ricevuto il Premio “Campione nella Vita, Campione nello Sport”. Un riconoscimento ideato dall’USSI (Unione Stampa Sportiva Italiana).
Cesare non è un eroe, è uno sportivo che ha compreso la responsabilità di essere un riferimento per tante persone, soprattutto giovani. E’ presenza catalizzatrice nel far riprendere a tutto il mondo del pallone il tema della cultura calcistica, della sua forte responsabilità educativa.

 

 

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