Tu maresciallo sognavi di vivere,
come un bambino, il vangelo
che i preti, dopo i riti, chiudono sempre.
Le mie parole ora sono divenute semi
e non vendo frutta
ma solo pochi grani.
Il cuore della fede
è tessuto di luci.
Non c’è peccato peggiore
che perdere la fede.
Meglio morire che perdere la perseveranza.
Io cammino con il pensiero
e la strada è lunga
da non finire mai.
Percorro l’autostrada del vangelo
sempre vuota e deserta.
Nessuno è padrone delle cose di Dio.
Affretto i passi dello spirito,
tardi è la luce
e io ho finito il cammino.
Eppure non ho sbattuto la faccia al muro.
Apro i vespri,
il Signore ha fatto grandi cose per noi.
Non chiuderò mai i salmi del cuore.
A Lui piacciono gli inni del mio amore.
Il mio è sempre stato
un cammino di pianto senza lacrime
e ora torno con giubilo
con i covoni abbondanti dell’anima.
Maresciallo, come si prega in cielo?
Potresti per un istante
aprirmi il sipario del paradiso?
Tutto quaggiù è muto di Dio.
Le chiese sono chiuse,
anche la tua santa Lucia;
le campane non suonano più,
anche i riti morti sono cessati.
Forse un germoglio
nascerà dai nostri dubbi
e il vento dell’odio
tacerà per sempre.
Mi preparo a scendere
sulla tua spiaggia
a contemplare l’aurora.
Dammi un cenno su quale scoglio, onda tu sei
e non fare come me,
a mancare all’appuntamento. Dipax