Tu, figlio di Dio,
in questa tua primogenitura
ci vuoi tutti fratelli.
Quante volte
hai posato il tuo orecchio
sul mio cuore
che palpitava spento per te
e tu mi hai operato
un overdose di spirito.
Mi hai fatto
martire dell’anima.
Ho imparato a morire
prima di crescere.
Tu doni la vita,
come una donna che muore,
partorendo un figlio.
Tu sei la mia contraddizione:
pensare è dimenticare,
amare è odiare,
vivere è morire,
figlio è padre,
luce non è tenebre,
grazia non è peccato.
Tu sei il sangue della mia grazia.
Tu sei tutto ciò che siamo
e tutto ciò che non siamo.
Io sono qui
in quest’oasi di silenzio.
Tu e io nudi
in quest’isola di carne,
nell’isola dei nostri sogni
e dei nostri baci.
Se tu sapessi
in quanti sogni
ti ho amato
e ti ho tradito!
Quante volte
ti ho gridato:
“L’anima mia ha sete
del Dio vivente,
quando vedrò il suo volto?”.
Tu conosci
le mie notti insonni,
mi hai vegliato
al capezzale
senza il tuo crocifisso
appeso alle pareti.
Tu stesso
me l’hai schiodato
e mi hai affrescato
nel soffitto
del mio animo
il Corpo tuo Glorioso. Dipax