Anch’io ti ho visto,
fatto ignudo
dall’incredulità della gente.
Ti ho visto d’oro
nelle basiliche
gelide d’amore.
Ti visto pazzo,
come giullare,
nelle grasse risate dei palazzi.
Non so proprio
perché sei innamorato
dei pezzenti.
Non so proprio
perché sei dentro di me.
Hai reso persino gli angeli
gelosi del mio cuore.
Sei lo sposo della mezzanotte,
quando la mia lampada
è ormai spenta.
Non ti importa
del mio stato d’inferiorità,
di avvilimento e di fallimento.
Io sono tutto per te.
Hai gettato
una manciata di sale
sulle mie aperte ferite
e hai seppellito nel nulla
tutti i miei drammi e peccati.
Di olio hai unto
i miei capelli bianchi,
arricciati di stanchezza.
Io non ti ho mai ascoltato,
perché nella torre di Babele
nessuno dei due
ascolta l’altro.
Nessuno si è accorto in Palestina
che tu eri il figlio dell’amore,
quel figlio che tutti noi cerchiamo
nel vuoto della nostra esistenza.
Io ti ho visto scendere
dentro l’ ombra della mia carne
e risalirmi dal baratro
sulle tue spalle.
Hai percorso a lungo
le intricate longitudini
del mio morto pianeta,
per trovarmi chiuso
dentro il parallelo del mio egoismo. Dipax