“Io sono concreto per spiegare pensieri profondi – disse il priore di san Lorenzo. La mia pieve è un continuo pellegrinaggio. Dio abita davvero con noi, Egli parla con il cuore e non con le omelie”.
Così consigliava don Benedetto al suo amico monsignore che non lo comprendeva.
“Dopo tanti studi di teologia, – rispose con prosopopea l’alto prelato, vuoi che io non sappia dove parli Dio?”.
Il monsignore disprezzava il povero prevosto con le sue rivoluzionarie omelie.
Nel mentre entrò in sacrestia una vecchietta.
“Don Benedetto – disse l’anziana, mio figlio agnostico, dopo la sua omelia di ieri sera, le scrive questo foglietto”.
“ Caro amico prete, – lesse il priore aprendo la lettera,
ieri mi hai commosso.
Di getto ho scritto queste riflessioni:
“Eh!, correte, il Risorto sta passando!
Eh!, correte, il Risorto è un vagabondo!
E’ qui, non ha casa in mezzo al mondo.
Eh!, correte, non attaccatevi alla frangia del suo sudario.
Sono anch’io un vagabondo, come Cristo,
a viaggiare nel mondo,
fischiando nella notte”.
Da Cristo ho appreso a essere me stesso,
commentò don Benedetto.
Io ancora a resistere
e Lui ancora a rincorrermi con gli occhi d’amore.
Il monsignore comprese e zittito, si allontanò dalla pieve.
Paolo Turturro