La leggenda corre su due ruote
a cura di Giuseppe Fiore
Il padre lo voleva ragioniere, per questo quando Giacomo gli disse che avrebbe voluto correre in motocicletta, chiese consiglio al notaio di famiglia il quale, equivocando fra ciclismo e motociclismo, diede il suo assenso, con la motivazione che un po’ di sport avrebbe sicuramente giovato al minuto ragazzo.Così, con quello che si può benevolmente chiamare un colpo di fortuna, iniziò la carriera di Giacomo Agostini il più grande campione che il mondo delle due ruote abbia mai conosciuto (prima dell’avvento di Valentino Rossi, secondo molti). Il profilo della sua leggenda sta tutto nei numeri, che a metterli in fila hanno dell’impressionante. Quindici titoli mondiali (7 nella 350 e 8 nella 500), 122 Gran Premi vinti (54 in 350, 68 in 500, più 37 podi), oltre 300 successi complessivi, 18 volte campione italiano (2 da junior).Nato il 16 giugno 1942 in una clinica di Brescia, primo di tre fratelli maschi, Giacomo Agostini è nativo di Lovere. Come sempre succede a chi nasce per vocazione, Giacomo sente la passione per le moto in modo prepotente e poco più che bambino comincia a cavalcare un ciclomotore Aquilotto della Bianchi. Compiuti i diciott’anni ottiene finalmente dal padre quella che allora, insieme alla Ducati 125, era la moto più idonea per un principiante votato alla carriera di corridore: la Morini 175 Settebello, solida quattro tempi ad aste e bilancieri, in grado di raggiungere velocità massime intorno ai 160 km/h. A diciannove anni con questa moto prende parte alla sua prima corsa, la salita Trento-Bondone del 1961 nella quale si classifica secondo. In principio sono proprio questo tipo di gare la specialità di Agostini, alle quali alterna presto le corse di velocità in circuito, sempre sulla stessa motocicletta, fino a quando, dopo essere stato notato dalla Morini, ottiene una macchina ufficiale al circuito di Cesenatico.Nei 1963 Agostini conclude la sua attività di pilota di seconda categoria con le Morini 175 ufficiali, vincendo il campionato italiano della montagna, con otto vittorie e due secondi posti, e il campionato italiano di velocità juniores (sempre per la classe 175), aggiudicandosi tutte le gare in programma. Ma il 1963 doveva riservargli una soddisfazione più grande.Senza che assolutamente potesse immaginarlo Giacomo Agostini viene chiamato da Alfonso Morini a fare da spalla a Tarquinio Provini addirittura nel Gran Premio delle Nazioni a Monza, il 13 settembre, terzultima prova di quel campionato del mondo che la monocilindrica Morini 250 sembrava potesse aggiudicarsi contro lo squadrone delle Honda capeggiato dal rhodesiano Jim Redman.Ma se la Morini 250 andava bene per vincere in Italia, non era più competitiva contro le macchine giapponesi, nelle gare di campionato del mondo.
“Ago”, così era ormai stato soprannominato dai fans, lascia la marca bolognese per andare a Cascina Costa e firmare per la MV. E’ il 1964; l’anno seguente fa il suo debutto sotto
la nuova ala protettrice della casa giapponese. Il debutto è felice, perché già nella prima gara della stagione sulla pista di Modena vince: alla fine si aggiudica tutte le prove del campionato italiano.Le gare del mondiale sono però tutt’altra cosa ed Ago si deve accontentare di restare nella scia di Mike Hailwod, che passerà a fine stagione alla Honda.Nel 1966 Agostini si trova a gareggiare nel campionato mondiale contro il suo ex compagno di squadra: vince due prove mondiale nella 350 cc. contro le sei del campione inglese che dunque si aggiudica il titolo. A quel punto, il desiderio di rivalsa di Ago è immenso. Passato alla 500, vince il suo primo titolo, dando inizio alla leggenda, poi estesa anche alla stessa classe 350.Agostini domina le due classi regine incontrastato fino al 1972, anno dell’arrivo sulla scena del mondiale di Saarinen e della Yamaha. Ma non è finita, Renzo Pasolini risaliva la scala dei valori e in sella alla Aermacchi – Harley Davidson 350 cc. tenta di gareggiare alla pari con Agostini, che nel frattempo opta per la quattro cilindri Cascina Costa. Quell’anno riesce a vincere il titolo della 350, ma da quel momento vincere diventerà sempre più difficile. La stagione più problematica è quella del 1973, a causa di moto che non garantiscono più la certezza della vittoria.E’ il 20 maggio 1973 quando perdono la vita a Monza Renzo Pasolini e Jarno Saarinen, gettando nello sgomento tutto il mondo motociclistico. Agostini riconquista in quel triste frangente il titolo nella 350, mentre Read migliora nella 500. L’anno successivo Ago passa dalla MV alla Yamaha, celebre per il suo motore a due tempi. La domanda d’obbligo degli appassionati d’allora era se il campione sarebbe riuscito a confermare la sua superiorità anche con una moto simile. Il suo capolavoro resta Daytona dove vince sulla pista americana. Ma convince tutti anche sulla pista di Imola nelle 200 miglia.Nello stesso anno vince il titolo mondiale delle 350, mentre nella 500 Read e Bonera, con la MV, lo superano. Anche la Yamaha di Lansivuori passa davanti nella gara per il mondiale.Nel 1975 arriva nel circo del motociclismo mondiale un giovane venezuelano di nome Jonny Cecotto che vince il titolo mondiale nella 350. Nelle 500, dopo memorabili battaglie con Read, Giacomo Agostini riesce a conquistare il suo 15° ed ultimo titolo mondiale all’età di 33 anni.