Io butto giù la morale del piedistallo,
si infrange in ogni occasione.
Si irrigidisce e poi si frantuma.
Le generosità, se non è scambio di amore,
porterà solo fame e ingordigia.
La giustizia è valore a valore, contrario è l’ingiustizia.
Il valore corrisponde a valore.
Per molto tempo ho taciuto, ho fatto silenzio,
mi sono contenuto, ora parlerò di giustizia,
mi affannerò e sbufferò come un detenuto innocente.
Non diamo le chiacchiere in cambio di fatica.
Chi mette mano all’aratro, può farlo per bellezza?
Che getta la rete in mare, lo fa per apparire o per voluttuosità?
Voglio invitare i cantanti e i ballerini a comprare doni
che tu stesso, faticando, hai prodotto.
Voglio invitare ciechi e zoppi a grondare le mani di beneficenza.
Voglio invitare poeti e scrittori a cantare i doni della bontà.
Prima di lasciare la piazza del mercato,
guardate che nessuno se ne vada a mani vuote.
Lo spirito del cielo non andrà in riposo,
se non avete prodotti frutti di generosità.
Sotto le macerie dei desideri
sono seppellite le nostre paure.
Io canto l’acqua che mi ossigena di bellezza.
Io canto l’acqua che ha radici profonde.
Io canto l’acqua che ha petali di sapori
e voli arditi di aquila.
Navigherò il canto dell’acqua
per scoprire l’origine della vita.
Se il tumulto delle onde mi affonda,
penetrerò più profondo
per conoscere l’ignoto
e allora sarò il canto dell’acqua
che genera la nascita del sole.
Paolo Turturro