Il pasticcio delle carceri

“Ho sempre un motivo in più per prendere tempo e parola, diceva l’orologiaio al suo amico cameriere affacciato, un mattino, alla finestra della sua casa. L’unica sopravvissuta nella catastrofe dei valori nella società d’oggi è la parola”.

L’altro rincuorava: “ La mia anima l’ho appesa al balcone. Il davanzale è lo spazio più libero per dialogare e pensare. Da quassù si sa tutto: amore e corna, preti e donne, ladri e carabinieri. Io sono un uomo scalzo. Non mi accontento di sapere ciò che la gente dice. Cammino oltre per conoscere. Io valuto la gente dai cibi che ingoia”.

“Anch’io sono uno zingaro, rispose il padrone del tempo, viaggio a ricaricare le ore spezzate. Le mie lancette procedono su una carovana in cerca dello spazio che manca a ognuno di noi, nati in fretta per morire subito”.

L’altro concluse il buon giorno:” Voglia Dio che le lancette dei giorni belli non si fermino mai e quelle del dolore si spezzino subito”. Il pasticcio di Nordio mi sembra una battaglia di orologiai. Le carceri restano e sono delle lancette spezzate nel tempo. Intanto in carcere si suicidano e sono ancora fatiscenti.

Amico, ascolta la voce del cuore che grida la libertà e la ripresa; dopo tanti errori c’è bisogno di riprendersi.

Paolo Turturro

www.dipingilapace.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *