I pastori

I Pastori

Il canto in questa notte è senza parole. Il canto è spirito con la voce del cielo. Mentre le nostre parole diventano passate, queste della nostra notte non si fermano in un sol firmamento. Questa cometa non è solo per Israele. Non sono qui solo i pastori d’Israele. Il gregge è numeroso come le stelle del cielo. Questa luce a guardare fa lacrimare. Abbiamo visto pastori vegliare le stelle. Abbiamo visto pastori con il capo alzato al cielo. Questo sospiro a sentirlo ci fa vibrare di cielo. I pecorai cantavano nel bivacco per quietare le bestie del mondo. Cantavano nel bivacco di questa stalla per cancellare ogni condanna non solo dei romani. Le stelle militari non piacevano a Giuseppe. Giuseppe aveva solo il bastone della guida di ogni stella. Le stelle uscivano dalle sue labbra e i suoi occhi dinanzi a Ieshu erano di fuoco. Aveva tanto implorato, per avere un letto e senza sapere suo figlio dormiva in quello fatto di cielo. Si è sempre intrusi, quando si è innocenti. E da questa stalla occupata si sentivano, Maria e Giuseppe, da un momento all’altro buttati fuori. In questa stalla sono stati esclusi tutti gli amori. Quando si è vergine negli occhi, tutti gli amori sono possibili, specie quelli del cielo. Tutta l’immensità dei sogni precipita in un abbraccio e Giuseppe e Maria stringevano forte al loro petto il figlio del fiore. Baci negli occhi. Baci nel cuore. Baci nelle mani. Baci nel figlio, fatto di carne dello spirito. Per questo Maria è rimasta vergine, poi sposa e ora madre. La verginità è nella maternità. Ha contenuto l’impossibile e ora Dio è carne della nostra carne. Ecco la gravidanza è stata solo un sogno e i macigni che le volevano scagliare si sono frantumati. “Giuseppe, stiamo qui per ora. Il bambino sta bene e il suo cuore batte forte per noi. Ci vuole bene. Siamo assieme la Trinità sulla terra: Tu, io e Lui”.

Paolo Turturro

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