“Sulle sponde dei fiumi di Babilonia ci siamo seduti e abbiamo pianto,” è il canto di ogni esule. Anch’io mi sono tuffato nel torrente del dolore ma non ho appeso ai salici delle mie lacrime la cetra del mio canto.
Io canto. Io canto nell’anima.
Io canto nel cuore. Io canto negli occhi. Io canto all’aurora. Io canto al tramonto. Io canto. Io canto la libertà. Io canto la giustizia. Io canto l’innocenza. Io canto. Io canto il silenzio. Io canto la brezza di ogni mattina. Io canto la brina sugli steli di grano. Io canto. Io canto il gelo delle nevi. Io canto le altezze dei monti. Io canto l’impossibile che abita in me. Io canto. Io canto l’ineffabile che mi ha generato affabile.
Io canto l’eterno che scorre nel mio sangue. Io canto. Io canto le vibrazioni dell’infinito. Io canto l’amore che m’insegna la sapienza del cuore. Io canto e il mio cuore anziano impazzisce di giovinezza. Io canto. Io canto e la mia voce apre l’infinito a sinfonie di armonie. Io canto e il vangelo diventa il mio fiato.
Io canto e gli uccelli ascoltano. Io canto e gli aironi danzano. Io canto e le sorgenti zampillano. Io canto e l’abisso degli oceani battezza i viventi delle acque profonde.
Io canto e la luce crea nuovi big bang di vita.
Io canto e il mio corpo è soltanto una corda spezzata d’amore. Dipax