La maschera dell’amministratore ingiusto si vergogna di essere scoperta. Allora so io che cosa farò. Anch’io chiamerò colui a cui ho dato onori, a risarcirmi i favori. Tu, quanti debiti hai con la tua coscienza di raccomandazioni? Scrivi zero. Tu quando devi al mio superiore? Scrivi zero. Tu quante ricevute false hai? Strappale e scrivi zero. In questi casi è facile lodare gli amministratori disonesti. Davvero i figli delle tenebre sono più scaltri dei figli della luce. I figli del mondo degli brogli sono più scaltri degli onesti. Ma perché tutto questo? O Signore, io non mi faccio amici con la ricchezza disonesta, non voglio essere accolto nelle loro dimore. Chi è federe in cose di poco conto, è federe anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Come possiamo pretendere di essere amministratori di cose sacre, quando siamo disonesti nelle cose della terra? Come possiamo pretendere di avere la coscienza a posto, quando amministriamo progetti politicamente disonesti? Come amministrare denaro sporco, per riciclarlo a fare la carità del bene? No, non possiamo servire due padroni: Dio e la ricchezza. Il primo è la sublimità della grazia e dell’onestà, il secondo è la tenaglia del diavolo, che ci aggroviglia nella matassa dei compromessi ingiusti. Non è difficile aprire lo spirito. Immediatamente ti annuncia il bene e il male. La carità non tollera compromessi e incertezze. Non può andare a braccetto con lo sterco del diavolo. Il fuoco ardente della carità è nello spirito e non nel denaro. Il cristiano guarisce con la carità di Cristo e non con la sicurezza dei progetti economici. Il cristiano amministra l’amore del vangelo e non il denaro. Non possiamo amministrare le coscienze con la paura. Io mi inebrio delle pagine del vangelo e non di quelle del vecchio testamento. Io mi tuffo nella beatitudine della povertà e sono più ricco di ogni ricco. Il povero che non chiede mai, è il vero amministratore onesto.
Paolo Turturro