La via dei cristiani 2

La via dei cristiani

(seconda parte)

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Il grande dolore urla,

non è muto.

Per sapere ho ignorato persino la mia ignoranza. Non siamo più in una guerra di pistole e di fucili, alla far western, non siamo più in una guerra atomica, non siamo più in una guerra del possesso delle materie prime: la lotta dell’acqua, la lotta dell’aria. Siamo in una profonda guerra virologica. Siamo in troppi e le materie prime non ci bastano, allora meglio diffondere il virus di morte nell’aria, per un equilibrio demografico, senza sapere però che ogni virus inviato è un boomerang. Stanno sacrificando le persone inefficienti a vantaggio di una porzione ricca e potente. I potenti vogliono vivere senza limiti ed eterni, a scapito dei deboli. Così gli anziani non servono più, chiudiamoli in casa a morire, così non ci diffondono il virus. I nascituri deformati facciamoli cavie di ricerche per la salute dei benestanti. Coloro che non servono più, facciamoli fuori, senza sapere che tu che ragioni così non servi proprio più a niente. Così ci rendiamo conto che non solo il cibo, le cose sono di scarto ma persino le persone. Implicitamente affermiamo che tutto finisce con noi stessi. Il mondo sono io e con me muore il mondo. Non ci rendiamo conto della nostra abominevole superbia. Non ci rendiamo conto che isolare le persone di ogni tipologia, significa emarginare noi stessi a renderci sempre più poveri. Si allargano i confini della povertà, eliminando le persone che si sacrificano a lavorare. Si preferiscono forme di lavoro più sottili, come il lavoro meccanizzato, il caporalato e quello in nero. Nascono così i nuovi razzismi. Chi è impiegato o deputato è nella classe privilegiata, chi è laureato è nella classe di attesa dei favoriti, gli altri sono gli scarti della scarsa occupazione.

Chi lavora ha tutti i diritti, anche quello di non lavorare, invece chi è disoccupato è un peso per la società, a dargli sussidi di assistenza, meglio detto il reddito di cittadinanza. Si elaborano regole economiche a vantaggio delle merce che producono denari, a scapito della salute degli stessi operai. Viviamo per le cose che muoiono, la roba è sempre stata l’assillo a mai darci la serenità della convivenza. E’ facile, è scontato capire che i diritti umani non sono uguali per tutti. La dignità della persona che pensa e che lavora garantisce all’umanità grandi scoperte del bene comune. Ci sono delle profonde e oscure ingiustizie, fondate solo sul profitto, che non esitano a sfruttare, a scartare e persino a uccidere l’uomo. Abbiamo abbattuto i muri di pietra e innalzato muri di opulenza e di prepotenza, così questi muri sono invisibili e invalicabili tra chi è disprezzato, calpestato nei suoi diritti fondamentali ignorati e violati e tra chi vive nell’opulenza a ricco epulone. Il lusso non va mai in crisi, il povero può morire di stenti che sono la forza della sua sopravvivenza. Come vorrei che emigrassero a scomparire queste ingiustizie che opprimono l’uomo. Bisogna accontentarsi di ritrovarsi nel poco della vita. L’avventura di sopportare un’ingiustizia neanche uno stupito l’avrebbe fatta. Cerco dentro di me le tracce di una vera rivoluzione e ripresa cristiana, Le radici della ribellione si chiamano amore e perdono.

Ecco la via del Perdono, la più nascosta

e la più silenziosa a dare la voce di Cristo agli uomini.

Ecco la via della Povertà

che ti incarna di Dio la vita.

Ecco la via della Libertà,

che ti rende ricco di sapienza.

Io non so in quale via mi trovo,

smarrito nello spirito

e isolato nel silenzio,

e tuttavia ogni mattina

dialogo con Dio.

Paolo Turturro

www.dipingilapace.it

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