Mi sento un verme dinanzi alla corruzione delle ingiustizie mondiali, dinanzi all’inerzia di noi cristiani, tuttavia non mi nascondo sotto un sasso. Ho combattuto tanto nella mia vita e non mancano le cicatrici nel mio spirito. E’ chiaro che so distinguere il bene dal male, ma è insopportabile che io muoia, sapendo che le ingiustizie impereranno ancora sugli innocenti. Perché festeggiare in presenza di fratelli che soffrono? Perché ridurre la carità agli handicappati? La carità più urgente è educare il proprio spirito. L’uomo vive senza conoscere il meglio di se stesso. Gli sembra una realtà nascosta, illusoria pensare ciò che non si vede. E’ una illusione tutto ciò che lo spirito pensa. Ridurre l’uomo a un osso e a un pezzo di carne è la bestialità del nostro secolo. Eppure con il benessere si vive più a lungo e non so come possa sopportare tutto questo lo spirito. Non cadiamo più nel dualismo di anima e corpo. Noi siamo un tutt’uno, una persona reale, una persona stupenda che sa conoscere, rinnovarsi e amare. L’avaro è così oscuro, da far scappare persino la paura. La morte non va in cielo. Quanta inutilità nei cortei del feretro di una regina. Sembra che vogliono nutrirsi di speranza o di morte?. Eppure la morte non ritorna. Tutto è complicato, tutto è vecchio, la monarchia è lontana da me. Quando si soffre, la cura migliore è il lavoro. Proprio vero: Ora et labora è la ricetta per superare ogni sofferenza.
Paolo Turturro