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Meditando il buon pastore
IV domenica di Pasqua.
Tu sei il Buon Pastore
e io puzzo di capre.
Concentrati sono nel mio respiro
le puzze degli anni.
Puzze di ingiustizie sulle scale dei tribunali.
Puzze di menzogne negli uffici
e non solo curiali.
Aria insana nei cuori
di chi pensa soltanto al denaro.
Cuori malsani
di chi ti usa solo per tornaconto.
Quante puzze dentro di me.
Tu sei il Buon Pastore,
io credo in te,
fai tutto tu, Signore.
Pascolaci nella tua misericordia.
Il tuo vincastro sia il mio discernimento.
Tu sei il Buon Pastore
e io puzzo di stallatico.
Credo in te,
fai tutto tu, Signore.
Pascolaci alla giustizia.
E’ impossibile sopportare
tanta puzza di insolenze.
Persino la mia carne puzza di capre
e non solo i miei vestiti.
Che grazia, Signore,
mi hai scelto a seguire il tuo gregge
nel silenzio di un convento,
senza monastero.
Sento la loro voce che grida rispetto e conforto.
Sento la loro voce
a sperare giustizia e verità.
Sento la loro voce
e nulla so fare.
Fai tu, Signore!
Ecco soltanto il mio dolore
che vibra unisono alla loro sofferenza.
Conoscono, Signore,
la tua voce
e loro stessi mi portano a te.
Nel loro patire
ho conosciuto la tua Parola.
Quanti mercenari nei tuoi pascoli, Signore!
Ora li conosco subito.
Vestiti di porpora
hanno la voce da lupo.
Ornati di cammei,
hanno mani che scippano oro
che s’incenera nel tempo.
Io conosco la tua porta.
Porta coeli è la chiave
del tuo gregge.
Signore,
anch’io puzzo di peccati.
Ti prego, scenda una pioggia di
misericordia
nel mio cuore
e nei cuori di tanti miei fratelli
afflitti di miserie.
Signore, tu sei il Buon Pastore
e noi qui puzziamo solo di denaro.
Pensiamo che sia il potere la tua guida.
Nulla di falso.
Ho affidato la mia debolezza
alla tua potenza.
Tu sei il Buon Pastore
e io puzzo di capre.
Signore, io credo in te,
fai tutto tu.
Mi pianto dinanzi al tuo tabernacolo
e non mi alzerò,
finché tu non esca con me
ai pascoli della gente.
Io parto dal tuo tabernacolo
e guidaci al tuo regno.
No, non mi illuderò più,
a partire da me stesso
e non più dal tuo tabernacolo.
E se cammino,
non rischierò più di camminare tutto solo.
Voglio camminare con tua madre,
donna del cammino.
No, non sono fermo in questo convento della tua Parola.
Dobbiamo chiederci se siamo immobili nel cuore
a non capire la voce di chi soffre,
a non pregare per chi desolato si affida a noi preti;
a non comprendere gli intrighi ancora oggi dei politici
e comprendere come oggi si schiaccia l’uomo
nella sua dignità di essere persona.
Ancora una volta i mercenari si fanno strada
sulle spalle dei poveri.
Signore, qui nel convento della tua Parola
io offro la mia vita
per il tuo gregge,
dove anch’io pascolo sicurezza;
dove anch’io mi disseto nelle acque
della tua misericordia;
dove anch’io mi nutro di cielo
per adorare di Dio in Spirito e Verità. Paolo Turturro