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Meditando la Parola della VI domenica di Pasqua
Il mio comandamento d’amore
Cerco di fare qualche passo di fede in avanti,
ma crollo dinanzi al terremoto dell’odio
e delle notizie false nell’umanità.
Tu, Filippo, sei sceso nella città della Samaria,
la più ostile agli ebrei.
Io non salgo sulla torre di Babele di questa nostra società.
Con quale coraggio annunciare la fede
agli ostili e fare uscire dal cuore gli spiriti impuri?
Dai giornali non usciranno mai
gli spiriti delle menzogne.
Fu grande la gioia della conversione dei tuoi samaritani,
tanto che dovettero Pietro e Giovanni
salire a infondere lo spirito santo
su di essi.
Io non so darvi ragione della mia fede.
Io amo e basta.
Sono affascinato da un Dio impazzito d’amore per me.
Io non vi scrivo dogma e precetti.
Vengo a voi con la Parola del risorto.
Riflettiamo sulla parola:
“comandamento!,
altro non vuol dire che
“mandato – con”,
e Cristo afferma: “non vi mando con i comandamenti di Mosè,
vi mando con il comandamento del mio amore”.
Impazzisce Dio dinanzi a Mosè.
Non gli parlò dentro le stelle,
non dentro un sole, non dentro una notte di luna,
ma dentro un roveto ardente.
Veramente si sta scomodi dentro un roveto di spine.
Lì brucia tutte le cattiverie del mondo.
Brucia quel roveto e non si consuma.
Un roveto di spine che brucia e non si consuma
e per di più parla. La stranezza di Dio!
Forse non è così il nostro amore?
Ardiamo di sentimenti per l’altro senza consumarci.
Oh! Non dire che certe donne nel matrimonio ti hanno consumato!
Il non amore ti consuma e ti distrugge tutto.
Il vero amore no!
Quel Dio parla a un forestiero, a un clandestino,
a uno che ha ucciso, a Mosè il balbuziente,
a uno che fugge.
Scendi tra gli Israeliti, comanda al balbuziente, nel loro cuore
ho scritto il mio amore,
le mie regole, quelle che rendono davvero liberi.
Ecco la prima pazzia:
Io sono il Signore Dio tuo!
Proprio tuo, sono tutto tuo.
Io sono tuo e tu per sempre sei mio.
Che fascino questa dichiarazione d’amore!
Gesù intensifica la dose:
andate con il mio amore.
Mio Padre vi darà un altro Paràclito.
Oh! Chi è questo grande sconosciuto?
Caro Gesù, io sono con la pelle nera,
come Zorba e il piccolo gabbiano.
Non posso volare io che ho solo zampe
e artigli a graffiare.
Che ali può donarmi il nuovo Paràclito?
Davvero non mi lasci orfano,
per tutta la mia vita lo sono stato
e ora anche di te?
No, Paolo, non ti lascio orfano:
sono già con voi!
Ancora un poco e poi
soli ancora? Che disgrazia l’avventura con Dio!
Perché questo ancora un poco.
E’ lacerante per tanti secoli.
Ancora un poco è un’infinità di tempo.
Noi crolliamo dinanzi a un mondo che non crede,
dinanzi a un mondo che uccide l’anima.
E’ enorme la distanza tra i cielo e la terra.
Caro Paolo, il mondo non mi può vedere
ma tu si,
mi vedi, perché io sono in te.
Mi annunci l’impossibile,
ancora una volta la dichiarazione d’amore di Dio!
Io sono. Io sono ieri, io sono oggi, io sono sempre.
Io sono dove tu non sei.
Io sono ciò che tu non puoi capire.
Io sono quello che sei e quello che non sei.
Io sono nel Padre!
Che meraviglia!
Io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Ecco raggiunta la perfezione divina.
Non dipende da noi,
ma solo da te, o Cristo.
Dammi la pergamena,
la
voglio divorare.
Dammi il tuo comando d’amore,
lo voglio digerire fino in fondo nella mia vita.
Non è una carta, Paolo, il mio comandamento!
No, non è una legge,
è solo una regola d’amore tra noi due.
Io ho scritto nelle tue vene
un patto indelebile, fatto di sangue e di spirito.
La
mia regola si chiama:
Amore.
Il mio anello
è lo spirito santo che ci circuisce
di rapporti continui d’amore.
Sta certo, il nostro matrimonio è eterno.
Non fallisce il matrimonio di Dio!
Paolo Turturro