Chi ha paura della luce? Non preoccuparti, la luce non vuole comandarti, come i dittatori. E’ la tua gioia. La luce è un’eruzione di idee che ti frantumano il tempo. Ha tracciato orizzonti dentro i sentieri della storia. Guardate che pericolo devastante è il tacere. Non tacere, dentro di te, la verità che ti libera da ogni catena. Nel tacere sei un perdente. Non tacere l’onestà che ti avvicina a Dio.
Tacere per non soffrire, quando il male ti fa patire di più? Siamo l’iceberg di un raggio lungo secoli di vita. Nutriamoci di questa energia che viene, per noi, dai secoli dei poeti e dei sognatori. Connettiti con la luce che è sempre più avanti di te. Abbi in te dolci visioni piene di ribellioni. Ribellati alla notte delle tenebre. Nessuna immagine è frutto di frustrazioni. Non sono desideroso di andare controcorrente. E’ altro che mi spinge e mi urge a uscire dalle acque stagnanti dei banchieri. Mi hanno scelto la morte, senza che io potessi viverla. Ho patito una croce, senza morire. Io ho scelto Gerusalemme, senza conoscerla. Come è la città di Sion del cielo? Io vivo in un atelier, dove la luce è amore. La mia virtù è la distanza che mi protegge da chi mi vuole ancora opprimere. Non schiocco mai le dita per comandare. Io vi raduno con amore. Dio stesso crea con la forza dell’amore. Non può non crearti. Sei il suo sogno eterno. Tu nasci dall’eternità, senza essere eterno sulla terra. Il suo progetto è compiuto, siamo noi in ritardo. Cammina, non infangarti nel tacere dell’oblio. Chi tace, muore di verità. Tanti sono morti, seppelliti nel labirinto delle loro stesse menzogne. Il loro tesoro è lo scrigno della calunnia. Non sono un prestigiatore di idee. Nelle lettere degli Apostoli m’infuoco di nuove ispirazioni.
Non sono solitario nel meditare. Vi svelo, sono accanto a me la Vergine della risurrezione e padre Pio con le sue stimmate. A volte è bene sentire il loro profumo. La loro presenza è un roveto ardente, senza che mi butti dentro le spine, per quietare il tempo delle passioni. Al mattino canto nella basilica a cielo aperto. Prego le aquile che mi sollevino oltre le mie povere visioni. Non vivo a casa con Maria assente. Lei mi abita dentro. Io l’ho accolta sotto la croce, nel respiro di suo Figlio, mentre desolato emetteva il suo Spirito. Io domino con maestria la mente delle tenebre. Cerco l’essenziale nella luce delle foglie e di ogni vivente. In me c’è una costante corrispondenza tra il cielo e la terra. Mando ai santi e-mail senza computer. Puntualmente ricevo le loro risposte che mi provocano più delle mie domande. Il dialogo è costante. Tutti assieme attorno a Dio, che è papà di tutti noi. Vi prego, date udienza anche al discernimento. Non attaccatevi al prete, ma a Cristo Signore che la sa più lunga di ogni prelato. Ricordatevi che Dio Padre non solo si compiace del Figlio, ma ci annuncia, sul Tabor e al Giordano, che in Cristo c’è tutto Dio. La preghiera monotona, ripetuta senza cuore, ti aliena e vanifica l’annuncio della presenza reale di Cristo in noi e con noi. Prega con la sua presenza, con le sue labbra, con il suo cuore. Predica alla sua presenza. Molti preti, se sapessero che Cristo li ascolta nelle omelie, non direbbero certe fesserie. Adora nel suo costato. Vivi con il suo stesso respiro. Cristo non può annoiarti del cielo e di suo Padre. Buttati nel suo amore. Non avere paura di abbracciarlo. Non avere timore di soffocarlo con il tuo stesso respiro, con le tue stesse braccia, di notte e di giorno. Strozzalo di baci. Chiama Dio “Papà”. Non si vergogna di nessun figlio. Fallo sorridere qualche volta. Troppo serio lo abbiamo descritto. Lui vuole sorridere con te. Lui vuole scherzare con te. Lui vuoi stare con te. Lui vuole fare delle lunghe passeggiate con te, nell’Eden della sua creazione, sui viali della tua odissea. Gli negherai questo piacere? Lui vuole essere abbracciato e accarezzato. Sentirai che Lui ti stringe forte al suo petto, per profumarti nella sua grazia paterna. Non togliergli questa voglia di Padre. Respiriamo a bocca a bocca con Lui. Accetta il peso di essere povero, di essere il suo anawin. Non ossequiarlo con parole morte, con il cuore finto e con la voce a falsetto. Lui avverte il disagio di sentirti né caldo, né freddo. Scoppia in lacrime dinanzi al suo Volto, lui asciugherà il tuo bel viso. Quanto soffre nel vederti morto e nudo di grazia! Che hai da perdere con Dio? Neanche cenere noi siamo, senza di Lui. Abbronzati al sole della giustizia, così mi suggerì un frate. Profumati di grazia. Egli ha in mano il tuo abito nuziale. Lui stesso te lo indosserà. Ecco l’anello! La Trinità ti ha circuito il cuore e ti ha sposato. Tu sei il sigillo dell’amore divino. Gioisci, ritma i tuoi pensieri, come le ali di una colomba in volo. Rendilo felice. E’ fiero di te. Stringi a te il suo capo. Scompigliagli i capelli. Tiragli la barba. Dagli dei pizzicotti sulle sue guance. Fatti sentire figlio. Fatti abbracciare. Gioca a braccio di ferro con la sapienza dei suoi muscoli. Rema con i suoi pensieri. Corri con Lui sulle spiagge a lanciare i sassi piatti sul mare placido e quieto. Saltagli addosso. Salta sugli alberi a raccogliere, assieme a Lui, melograni, arance e pompelmi. Arrampicati sui rami delle sue braccia. Fatti cullare, con le sue mani, sull’altalena della sua grazia. Tuffati nel fonte battesimale di suo Figlio. Spruzzagli in faccia schizzi di acqua con le tue bracciate d’amore. Spruzzati di Spirito Santo. Lui è felice di tutto questo. Da secoli aspettava un giullare, come te, per farlo sorridere. E’ stanco di essere serio sul trono della sua regalità. Ha bisogno di un comico in paradiso. Vuoi essere tu? Ecco ha scelto te, sei proprio tu. Ti aspetta oggi e non fra venti secoli. All’aurora contempla i suoi occhi e al tramonto la sua stanchezza piena di sonno. Cullalo, quando dorme. Non avere timore di baciarlo. Esci dal nido della roccia della tua chiusura. Sfogati su di Lui. Non avere timore di confidargli tutto. Troppi arcani volumi abbiamo scritto su di Lui e non lo conosciamo affatto. Basta che tu lo baci e saprai di sapore divino. La mia notte è un fuoco di battaglia con Lui e alla mattina sono stanco di uscire con il mio femore a frantumi. Lui è felice di avergli combinato un guaio in paradiso. Lassù anche i Santi sono troppo seri. Sono impalati sull’altare dell’incenso. Lui vuole un bacio e non l’incenso.
Scusami, sarai così testardo a rifiutare l’abbraccio paterno di Dio? Hai ragione, non sapevo che ti eri nascosto nel suo costato universale e misericordioso. Tu, senza ascoltarmi, eri già nel suo talamo d’amore. Complimenti a te e a Dio che ci stupisce e che previene a cullarci prima dei nostri canti e dei nostri tardi sospiri. In noi, ha vinto il suo amore. Io vorrei tanto essere padre, come mio Padre.
Paolo Turturro