Nella valle delle ninfee
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Le mie pecore brulicano nei campi delle ninfee.
La fatica suda la notte a splendere le stelle.
Ogni sudore è una fatica d’amore.
Stiamo ritornando, senza accorgerne,
ai campi di Auschwitz.
Il razzismo è il veleno del sangue.
La nostra società abbisogna
di una flebo di onestà.
Sono pronto a una trasfusione di sangue innocente.
Fa bene la correzione,
quando è salutare.
La notte non oscurerà mai un giorno.
I martiri sono nel mio sangue.
Non avrò paura del martirio;
quello dello spirito è più atroce.
Seduto su un tronco di una quercia
medito il creato
a nutrimento dell’anima.
Ho sposato la natura
e il mio corpo è uno scrigno di bellezze.
Svettano nelle mie mani gardenie,
aloe e stelle alpine
non più in estinzione.
Gli aironi sfrecciano altezze
e le poiane si annidano
nelle fessure delle rocce.
Basta una fessura di luce
a squarciare
la tua stanza buia.
Il silenzio diventa lode
al creatore che mi stupisce
in grazie e creature di continuo.
Io disconosco il cielo,
non cadrà mai
sulla nostra testa.
Dov’è il tetto del mondo?
Chi mi proteggerà
quando il tempo finirà
il suo percorso?
Non finisce mica la luce
e il cielo sarà sempre più blu,
perché il respiro non conosce la morte!
Paolo Turturro