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Nessuna reliquia
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No, Pietro! Non ho messo alcuna stoffa sulla culla di mio figlio, se non il mio caldo e povero scialle rustico di cotone. Nella fuga verso l’Egitto, non abbiamo avuto tempo per conservare nulla, se non la memoria degli angeli che annunciavano la nascita di nostro figlio, se non la presenza di pastori che numerosi nella notte ci visitavano, non solo per confortarci. Io vi dico che mio figlio è nato povero, nudo sulla paglia di una mangiatoia, povero come i figli dei poveri. Persino le stelle ci hanno meravigliato, non stavano a guardarci, ci hanno illuminato il sentiero della fuga verso l’Egitto. Tu, caro Pietro, hai visitato l’oriente, come mercante di stoffe, e certamente hai conosciuto i sentieri aspri della nostra terra, le fatiche estenuanti della nostra gente. Caro Pietro, il tesoro di una famiglia non sono le stoffe, ma i figli. Il tesoro di una famiglia non è il commercio. Il tesoro di un nazione non è dato dalla quantità di oro che si trova nelle casseforti e nei sotterranei delle banche ma dalla sua onestà. Tuo figlio non avrà sonno nel tuo amore, non avrà sonno nelle tue carezze. Non griderà ”uffa!” nei tuoi consigli. Caro Pietro, non ho lasciato nessuna reliquia di mio figlio, né della culla, né dell’ultima cena, né del calvario, né della croce, ma solo il memoriale della sua vita incarnata in me, nel mio sposo Giuseppe, in Giovanni e in tutti i suoi amici che hanno annunciato fino agli estremi confini della terra la sua nascita, la sua vita e la sua risurrezione. Egli è qui con noi, non ha bisogno di reliquie per essere ricordato, per essere visto o per essere amato nelle nostre case. Le reliquie non ci danno fede.
Paolo Turturro