Carissimo Nino Barraco
Qui al borgo della pace sedendo e mirando anch’io mi fingo infiniti spazi e nel pensare mi quieto e più il cuore non mi spaura. Nel vento odo ciò che, nelle stagioni dell’eterno, i silenzi cantano. S’annega la mia incertezza e non mi è dolce, in questo mare, naufragare la mente e il cuore che palpitano su più alto cielo. Anch’io vado comparando le infinite opinioni che hanno distrutto l’umanità in colate di guerre. L’infinito è la mente che non si quieta nel pensare. Sui cespugli dei miei pensieri fioriscono orizzonti aperti alla gioia e profumano le speranze. Le onde spumeggianti alle rocce frantumano le burrasche delle ingiustizie e il cuore batte la bonaccia della vita. Salgo solo sui pendii screpolati dei perché e il cielo diventa la mano della mia salvezza. Il tuo cuore è per i miei poemi e la tua meraviglia è la mia passione. Siamo nati dal silenzio, per ascoltare ciò che il frastuono delle cariche non possono udire. L’umiltà è la tua altezza e ci volevi tutti lassù a respirare Dio. Tu coglievi il fiato di ogni mia poesia e mi donavi la vertigine delle aquile. Il nostro segreto era: due amici in un cuore ad amare il vangelo, due amici, sulla via di Emmaus. a incontrare il Risorto. Grazie Nino, ora sono più certo che leggi i respiri del mio cuore, su più alta armonia.
Paolo Turturro