Il peggio è passato, ora posso mangiare mele,
more, arance, fichi e cotogne.
Ballare, cantare e sapere sono gli occhi della vita.
Piccolo io sono, non posso chiedere
all’immenso il suo infinito.
Piccolo io sono, non posso sapere che cosa c’è nell’oltre,
mi sovrasta di perché.
Piccolo io sono, dinanzi all’orizzonte,
roseo aperto all’infinito.
Piccolo io sono, per attraversare le galassie
che non finiscono mai.
Piccolo io sono, per conoscere l’effusione della grazia
che di continuo scende dal cielo.
Piccolo io sono, a discutere con la sapienza
che l’uomo nei secoli non possederà mai.
Piccolo io sono, ma innamorato del piacere
che mi effonde annunci mai sentiti.
Piccolo io sono, pur seduto sulla vetta dell’incredibile.
Piccolo io sono, penso di raggiungere la riva
dal centro del mare.
Piccolo io sono, non esiste un porto,
dove attraccare l’eterno.
Piccolo io sono, se potessi perire,
avanzerei.
Piccolo io sono, è meno penoso essere cieco
che osservare senza nulla capire.
Piccolo io sono, su questa vetta non scende la notte.
Piccolo io sono, come riempire il cielo
con le mie minute ali?
Piccolo io sono, ma io procedo,
seppure mi sono rimaste le ali.
Paolo Turturro