In questa domenica il Signore ci sprona a considerare che tutti, proprio tutti, siamo chiamati ad annunciare la sua Parola. Oggi è la domenica dei laici. Non è bene che noi lasciano la Parola per seguire la carità verso le vedove. Proponete sette uomini di vera fede. Questi saranno demandati a curare le vedove. Così fecero. Non c’è più una separazione tra preti e laici. Tutti siamo impegnati nell’annuncio della Parola. Il diacono non è un subalterno del prete. Ha una vocazione propria. Una identità nella chiamata. Il diacono non opera una supplenza al prete. Non è un suo sbriga faccende. Nessuno nella chiesa di Dio fa una supplenza all’altro. La nostra vocazione è la felicità di fare del bene. Fare del bene senza interessi, senza altre motivazione. L’unico bene è l’annuncio e tutti siamo chiamati a pregare e a operare la bellezza de vangelo. Senza cadere nella leggerezza dei fatti un uomo e una donna sono chiamati a realizzare il progetto di Dio. Ognuno nel proprio campo di lavoro, senza etichette e vana gloria. E’ finito il tempo dell’impero burocratico, tutti con umiltà a lavorare nella vigna del Signore. Io credo che il mio campo di annuncio sia la natura, dove sboccia la creazione e dove canta la vita. Io credo che le mie giornate siano in sintonia con il creato, dove posso annunciare la trasparenza di Dio nelle creature. Chi si mette in ascolto del creato crea dentro di se il firmamento delle bellezze dei valori spirituali e divini.
Paolo Turturro