Questa cappella

Grotta Santa RosaliaÈ una basilica a cielo aperto. Musica a cappella è la sua armonia. Qui è la filodiffusione del cielo. La visione è ad alta risoluzione. Santi e cherubini scendono ad ascoltare. Quanta sinfonia in questa cappella del silenzio. Io non resisto più, qui c’è tutta l’elettricità dei Santi. Sono fulminato da ciò che non posso vedere. I raggi del tuo costato mi fulminano la mente. Mi avvampa un fuoco, quello gettato a Gerusalemme. Brucia dentro di me. Vivo il battesimo della tua Passione. Alto è il Calvario. Non riesco a scalare le tue spine. O Cristo, ti grondano gli occhi di balsamo di pianto. Da tempo la grotta di santa Rosalia era secca, arida e senz’acqua. Ora scorre un fiume di lacrime. Sono i pellegrini, a processioni, a cantare le loro sofferenze. Io verso appena due gocce d’acqua nel calice e mi arde di amore il tuo Sangue. Il mio patire alla tua Croce sale, come lo smeraldo al tramonto del giorno. Lacrima lo spirito. I tuoi occhi luccicano grazie a effondere il tuo costato di pianto. Alzo l’ostia che si lievita con le mie stesse lacrime.

Stringo e innalzo il calice in alto con il mio sospiro. Cosa desiderare di più da questo altare, dove la vittima è solo Cristo? Qui è il dialogo con vescovi e sacerdoti. Qui è l’abbraccio con i Piccoli della Pace. Qui è il perdono che ho effuso su tanti. Qui ho ritrovato la stola che da secoli indosso a perdonare. Qui ho ricamato il piviale di rosso martire. Qui sul corporale ho inciso le beatitudini delle persecuzioni dei martiri. Qui i salmi sono la mia carne. Il lezionario è la mia voce. Qui ho ritrovato il pastorale della Parola di Cristo. Qui la corona è solo della palma dello spirito. Sono felice, don Corrado, perché Cristo ti ha indossato il suo Pallio.

Io non resisto più. Tiratemi una corda dall’alto della fornace. Fatemi uscire dalle fiamme delle parole. Io non resisto più. Ora ragiono con le lacrime, per liberare il mondo dalle iniquità. Io non resisto più a queste fiamme che mi fondono l’anima in Cristo. Dalla vetrata ho buttato fuori tutto il mio affanno. Sono fuso con Lui! Non vedete? Fuso è il cuore. Fusa è la mente. Fusi sono gli occhi a contemplarlo. Fuso è il giorno in cui il grido giungeva al cielo per i poveri e i miserabili, sotto la colata del male. Le mie parole non scendono come burro untuoso sulle mie labbra. Io non resisto. Io non resisto, il cuore è divenuto il vortice dell’annuncio di Cristo.

Io non resisto, esco da quest’estasi che mi arde a non capire più niente. Questa cappella è una fornace, arde da secoli, è alimentata da lingue inique del mondo. Fatemi uscire, sono un cero gocciolante ardore. Io non so dire più nulla di ciò che avviene nell’effusione di ogni battesimo. Sono incandescente a oltre mille gradi di spirito. Mi tremano le mani. Cado. Mi sorregge il volere. Non riesco ad asciugare il calice. Il purificatoio è pregno di lacrime. L’akineton non mi serve più. Suonano le dodici campane e io chiudo il messale con tutte le orazioni dei Santi. Mi conservo nel petto soltanto le carte gloria, per dormire con i Santi. Non preoccupatevi, sono uscito dal pianeta Terra e la mia parola non nuoce più a nessuno. Il battesimo della Parola mi ha reso invisibile e incrollabile.

Paolo Turturro

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