Ricordando Alda Merini

La mente ora è un’orchestra di felici situazioni. Ora sono un calvario di pensieri. Sono chiamato a percorrere i sentieri di ogni rogo, di ogni patibolo e nel contempo danzo prati, oasi di riposo, fornaci di pace. Il dolore non serve a sciogliere i grovigli di ansie di questi miei nuovi fratelli. Anche una parola di conforto, sostenuta da forti abbracci, ci sollevano a spegnere paure e traumi. Necessitano presenze di famiglie e veri affetti di persone. Tutto qui è rigido, persino l’inverno a mollare. In quest’aria ho passato giorni di neve, di grandine, di tempesta e di diluvi di piogge.

Tutto dentro un corpo macerato di dolori. Eppure Cristo deposto dalla croce mi ha tanto sostenuto da tenermi ancora in piedi e di avere una mente lucida e sana. E’ un vero miracolo della Vergine di Fatima. Qui dentro si può diventare buoni. A Santa Lucia mi chiedevo il perché di tanti gabbiani ed aironi qui attorno. Ora so il perché. I detenuti, dalle grate delle loro celle, buttano la qualsiasi di alimenti e di rifiuti, per rabbia e per altro. Non mi resta che migrare verso Dio in ogni istante; un viaggio molto vicino e tanto lontano. Non ho paura di affrontare le bufere. Mi basta una briciola di pace della Parola del Vangelo per non soccombere, anzi gioire di Dio che è con me.

Carissima Alda dobbiamo ubbidire al dolore. Tu hai resistito tanti anni. Si impazzisce, se non si esce dal dolore. Si impazzisce, se non trovi uno spiraglio di speranza nella sofferenza.

Non sono morto nelle viscere delle accuse, come la tua forza scaricata sulle sigarette. Io mi scarico sul corpo di Cristo.

Il delirio di un Cristo che è solo, è solo una pietra che diventa angolare. Tutti noi siamo malati di vita. Abbiamo il bello e il brutto. Siamo buoni e cattivi. Le catene del male cercano sempre di avvolgerci.

Ma tu sai, Carissima Alda, che solo il Corpo dell’amore (tuo libro) di Cristo ci libera.

Siamo angeli e diavoli.

Siamo delirio vivente per essere santi, come Dio Padre ha tanto desiderato per ognuno di noi. Dipax

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