Chi può consigliare Dio? Ognuno di noi ha dentro di sé l’alito eterno. E’ questione di melodia la tua melanconia. La vita non dura mai l’eternità. Nel mio pianto ho sentito spandersi tutta la tua forza di salvezza. Il sacerdote deve morire di fatiche apostoliche. La fatica più atroce, per me sacerdote, è oggi l’impedimento dei sacramenti da vivere e da amministrare assieme al popolo santo. Molti non riescono a vedere l’altro, perché piegati solo su se stessi.Il vento del tempo ha in mano il ventilabro. Cosa volete che resti di noi, nell’essere assorbiti dai buchi neri? Le forze dell’universo però non hanno potere sullo spirito. Lo spirito è libero dalla forza di gravità. Le mie lacrime sono un oceano da navigare. E’ tempo di ritornare nella terra della libertà. E’ tempo di rischiare la luce. Il Logos è il mio porto sicuro, è la sponda dove vivrò per sempre. M’illuminerò di cielo!
La dignità della sapienza mi appartiene. Ho sradicato le erbacce dal giardino della mente. Ho divelto con energia la gramigna del potere. Ho avvelenato le calunnie e le menzogne. Ho rastrellato il terreno buono e fertile. Sono pronto, Signore, alla tua semina. Semina nel mio cuore la tua bontà. Semina nelle mie vene la tua pazienza. Semina nel mio fiato la tua misericordia. Dalla mia bocca scorrono fiumi di letizia e di conforto.
Annaffierò abbondantemente l’eden dello spirito, dove rigogliosi frutti matureranno. Cristo mi ha riempito di consolazioni. Da anni non produco sacramenti di grazie. Il terreno della mia anima è biologico alle tue meraviglie. Un terreno non coltivato da anni, produce più copiosi ortaggi, così è l’anima mia che non amministra liturgie da anni, ora però effonde ogni benedizione. Non cado più nell’indifferenza che mi anestesia l’anima. Il mio spirito non ha limiti. Anch’io sono salito sulla tua croce per abbracciarti. Scendi ora però. Gli uomini non hanno più forza per ascendere su di te. Scendi ora però. Non voglio più vederti inchiodato.
Troppo capezzali di croci hanno visto morire generazioni. Ho guarito tante piaghe, perché non le tue? Troppo tempo ti abbiamo visto soffrire nel silenzio. Il tuo patire è senza voce. Troppi altare sono stati inchiodati di croci! Basta, sorridi ora. Basta, scendi ora però. E’ tempo di risurrezione. Ho rotolato quella grossa pietra del dubbio. Ne è uscito un grande splendore. Ho rotolato la pietra della mia poca fede. Nella caverna del buio ho visto Dio. La tua voce, come un’irradiazione, mi ha risorto. Tu mi hai insegnato a vedere anche quando non c’è luce. Non mi serve un amico in più, quando il vero amico sei tu. Il denaro che rubi al povero, ti rende misero e fecondo di morte. Ho aperto le casse forti del potere e il vento ha sibilato lontano fogli di leggi ingiuste e inique. Scendi ora però. Se non scendi, il mondo resterà ancora malvagio ad appendere altre vittime. Scendi ora però.
Nessuno più sarà condannato. Scendi ora però. L’uomo ha capito nel pianto il suo grande errore. Ti hanno ucciso! Hanno ucciso Dio ed è stato il vero peccato del mondo. Scendi ora però. Anche gli angeli salgono e scendono dal cielo. Se salgono vuol dire che sono sulla terra. Se scendono, vuol dire che soccorrono chi è ancora in terra, ad ascendere più in alto. Perché Tu in paradiso risorto e qui, sulla terra, ancora inchiodato? Scendi ora però. La morte è soltanto un’evoluzione. L’evoluzione della tua nuova creazione. Ecco ora ho capito che, come san Francesco, dobbiamo noi, salire sul nostro patibolo, per schiodarti dalle croci di ogni uomo. Ti abbraccio sulla tua croce. A tutti noi, come agli apostoli, hai nascosto il segreto della risurrezione dai morti. A tutti noi, come ai due discepoli di Emmaus, ci spieghi le sacre scritture. Spezzo il pane eucaristico e nelle mie povere mani ti vedo totalmente risorto, Signore.
Pane inchiodato, Pane zuppato di lacrime, Pane spezzato, Pane risorto. Sulla croce hai respirato, per tutti noi, l’eterno. In quel consacrare il tuo spirito al Padre, c’è tutta la risurrezione e la nuova creazione. Lì siamo già tutti noi. Mi slancio in quell’alito con ali d’aquila, anche se mi manca il non ancora. Ora prego con il cuore a ostensorio. Anche se sono più nero di un carbone, ugualmente posso essere acceso dal tuo amore.
Paolo Turturro