“Figlio, ascolta!”
“Dimmi, Padre!”.
“Mio Figlio Gesù ti vuole sul Tabor. Lassù respirerai il cielo.
Esci dallo scantinato di porta carbone”. “Non sono degno, Padre!
“Padre, dentro ognuno di noi, c’è un sommerso di corruzione così denso e profondo da intiepidire la nostra vita. Il Tabor è solo un desiderio che molti di noi hanno abbandonato. Meglio le chiese di marmo che tre capanne di Pietro!”.
Mio caro Cristo so che sei la Montagna sacra.
Ti hanno velato gli occhi, tu l’invisibili. Non puoi avere ancora fiducia in noi!
Esponi i tuoi fianchi ai flagelli. Sottoponi il capo alle frustate, tu che fai tremare galassie di angeli e di cherubini.
Ti infangono di obbrobri e di insulti e il tuo volto è mite e affascinante di tenerezze.
Non riesco a salire a contemplare il tuo volto sfregiato. Perché contemplare il tuo volto sfregiato, quando ogni giorno mi nauseo di morti trucidati? Il Golgota è prima del Tabor?
Perché proponi ai tuoi tre amici di salire prima sul Tabor? Ci scandalizza più la croce o la risurrezione?
Sopporti la via crucis. Ti spogliano, nudo di uomo.
Come misurare il polso del tuo amore nel tuo lacerante patire? Fremi tutto. Tutto insanguinato è il tuo volto. Non c’è Veronica per connetterci alla tua vera Icona.
La croce è un palo da incrociare con quello di ogni uomo. La lancia è alta nelle mani di ogni dittatore. La spugna è prega di fiele e di aceto del tumore di ogni innocente.
Sul Tabor sei il fuoco che incendi oppure sul cranio di ogni morte? Tu l’amore inestinguibile. Meglio morire che non amare. Meglio morire che peccare. Tu muori per incarnarci d’amore divino.
Questo tuo fuoco divino non s’intiepidisce dinanzi all’ira del sinedrio, di fronte alle ingiustizie addossate a ogni uomo.
La croce è a misura divina. E’ la nuova creazione di Cristo. Nella croce tutti noi ritorniamo all’origine. A noi tante volte qualcosa non funziona. Qualcosa s’inceppa nella fede.
Padre, vuoi ancora che io salga sul Tabor? Con questo mio pensare? Quanto dovrò sudare per salire dove Dio riluce? Non mi nascondo dentro una gabbia di perché. Cosa vedere di Cristo, sul monte dove Dio si vede?”.
“Sali, figlio! Mio figlio stupisce tutti, anche me. Sali figlio! Lassù non sarà Cristo a trasformarsi. Dio non può mutare. Saranno i tuoi occhi a essere trasformati da mio figlio. I tuoi occhi, proprio i tuoi occhi vedranno chi è Cristo davvero: “Mio figlio, in cui ho posto tutto me stesso”.
Sali figlio mio e ardi di Cristo. Sappi che l’amore di mio figlio è più lacerante di ogni dolore. Anch’io sono smarrito dinanzi a quell’uomo che ben conosce il patire”.
Sul Tabor è scritta tutta la nostra vita, più che sulla croce. Essendo Dio “ più intimo di quanto noi lo siamo a noi stessi” (sant’Agostino), è inevitabile sperimentare un certo pudore nel parlare di Lui.
“Non riesco a concepire un vero scienziato senza una fede profonda”( Albert Einstein).
Sul Tabor, siamo davvero scienziati dinanzi a Dio. Sul Tabor c’è tutta la verità su Dio. Dipax.