Una stoffa di raso
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Io sono un mercante di stoffe. Mi chiamo Pietro. Quanti mercanti nella vita. Mercanti di parole. Mercanti di finanza. Mercanti di droga. Mercanti di idee. Mercanti di incertezze. Mercanti di carte. Mercanti di chiese. Mercanti di donne. Mercanti di bambini. Venditori di menzogne. Il mio magazzino è pieno di stoffe d’oriente. Tra le tante stoffe mi è capitato tra le mani un pezzo antico. Una striscia di raso, ricamato tutto d’oro. Ne vorrei parlarvi. Quella stoffa mi ha lacerato la vita. Una stoffa risalente alla culla di Betlemme. Questo è mio figlio Giacomo. Di stoffe non ne vuole sapere. Lui ha sempre sonno nel lavoro. Non gli viene sonno però, quando deve andare di notte con i suoi amici. Non gli viene sonno, quando gioca la sua squadra del cuore. Non gli viene sonno, quando deve uscire con la sua amica. Non gli viene sonno, nelle notti di birra. Gli viene sonno soltanto, quando fa fatica ad alzarsi alla mattina. Quando deve lavorare, quando deve studiare. Tra noi due non c’è dialogo, ci sono solo stoffe da arrotolare. Accomodatevi, vi prego, mia moglie sta prendendo quella stoffe di cui vi ho parlato. Ecco, è tutta ricamata. Tutta d’oro. Tutta d’oriente. L’ho pagato un occhio della testa. Da quando questa stoffa è entrata nella nostra casa, abbiamo perso la pace. Non siamo più tranquilli. Ci capitano sciagure. Eppure, se è davvero la stoffa che tu hai coperto la culla di tuo figlio, perché tante disgrazie? Maria, tu senz’altro puoi assicurarci l’autenticità. E’ la stoffa che hai messo sulla culla per tuo figlio Gesù? (domani la risposta)
Paolo Turturro